Nel dopoguerra i torinesi, nel frattempo divenuti comunisti, con qualche sfrido di liberali dell’alta borghesia ex monarchica, si ritrovavano spesso in piazza Vittorio, il 1° maggio tutti nel suo grande ventre. Da apòta non partecipai mai attivamente a nessuna piazza, delle piazze mi piacevano però le atmosfere, per cui rimanevo ai suoi margini per respirarle. Ora abito in una casa di ringhiera adiacente a piazza Castello, qualche centinaio di metri da dove sono nato, e mi ritrovo un’altra piazza (Castello), altri palchi, altri oratori, che urlano e si agitano.
È cambiato solo il look, non più il nero d’orbace, o le tute blu del dopoguerra, ma i colori borghesi dell’arcobaleno, tipici del Ceo capitalism. Si danno nomi curiosi, per esempio, “popolo viola”, “girotondini”, a volte “madamin”, ora “acciughe”. Non ho mai capito, come ovvio per mie carenze culturali tipiche dell’apòta, chi sono, cosa vogliono, dove sono diretti. Però, lo confesso, li trovo tutti carini.
Riccardo Ruggeri, 14 dicembre 2019