Arnoud van Doorn è un politico olandese che in passato ha fatto parte del Pvv, il Dutch Freedom Party di Geert Wilders. Secondo ciò che dichiarò alla stampa, il suo interesse per l’Islam si manifestò proprio dopo la pubblicazione, nel 2008, del cortometraggio Fitna realizzato proprio da Geert Wilders, il segretario del partito del quale faceva parte.
Il titolo non fu scelto a caso, il termine Fitna, infatti, in arabo ha diversi significati tra i quali “prova di fede”, “guerra civile” e “divisione”. Durante circa 17 minuti il cortometraggio denunciava l’Islam di essere una fede violenta e, per farlo, indirizzava l’attenzione dello spettatore su alcune “Sure” del Corano, leggi islamiche, appositamente selezionate e su rapporti giornalistici che descrivevano gli atti di violenza perpetrati da alcuni terroristi islamici in nome di Allah.
Ma non è tutto, perché l’opera cinematografica intendeva anche dimostrare come il Corano, libro sacro dell’Islam, oltre ai nemici naturali, inciti a odiare e punire anche i musulmani che non seguono o violano gli insegnamenti scritti del Libro Sacro. Di conseguenza veniva argomentato l’universalismo islamico e l’incoraggiamento dell’Islam a fenomeni come: antigiudaismo, terrorismo, violenza contro le donne e omosessuali. Nel documentario si affrontava soprattutto il fenomeno a livello locale incentrandosi sull’influenza negativa che l’Islam ha nei Paesi Bassi.
Proprio il carattere molto politicamente scorretto di questo filmato e la travolgente reazione che ebbero alla sua uscita musulmani di tutto il mondo, convinse Arnoud van Doorn inizialmente a saperne di più, per poi arrivare, addirittura, a convertirsi, nel 2012, alla fede islamica. “Ho la responsabilità di correggere gli errori che ho commesso in passato” è stata una frase famosa che rilasciò alla stampa nei giorni che seguirono la sua rottura sia con il Partito che con Geert Wilders, frase che si riferiva al fatto che proprio lui era stato uno dei distributori di quel cortometraggio. Arnoud van Doorn è attualmente il presidente della European Dawah Foundation e ambasciatore delle Celebrity Relations per la Canadian Dawah Association in Europa.
Vi chiederete perché ho scritto un breve profilo di un politico olandese poco conosciuto fuori dai confini dei Paesi Bassi e il motivo è semplice: se da una parte è anche comprensibile che un film molto fuori le righe nei confronti dell’Islam porti una persona ad approfondire il tema fino, addirittura, ad abbracciare la fede che fino a poco prima era una sorta di “nemico”, quello che non è comprensibile è un tweet che la stessa persona ha fatto girare nei giorni scorsi. Tweet dove era visibile l’immagine del simbolo che gli ebrei erano costretti a indossare durante il periodo delle persecuzioni naziste e fasciste in Europa nel periodo della Seconda Guerra Mondiale.
Lo scorso 20 aprile 2020, infatti, proprio alla vigilia della Giornata del ricordo dell’Olocausto (Yom HaShoah), van Doorn ha twittato la triste immagine che aveva a corollario le parole “Corona app”. Doveva essere il suo modo per protestare contro i piani di monitoraggio previsti per la pandemia di Covid-19. Il tweet è solo l’ultima delle iniziative che van Doorn ha portato a termine fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, infatti lo stesso ha diffuso tutta una serie di teorie che narrano di come il virus fosse stato sviluppato in un laboratorio israeliano o altre fake news, sempre legate a Israele, che sembrano uscite dai Protocolli dei Savi di Sion, altro falso che in passato dette il via a numerosi pogrom antiebraici che costarono dolore e morte a troppe persone innocenti.
I tweet sembrano essere la sua arma preferita per diffondere antisemitismo, infatti nel 2018, aveva twittato una preghiera ad Allah per “sterminare i sionisti” aggiungendo “che il digiuno dello Yom Kippur non avrebbe aiutato gli ebrei ad espiare i peccati di Israele”. Con la conversione all’Islam Van Doorn è diventato famoso nel mondo islamico, in particolare quello salafita, dopo le sue dichiarazioni antisemite. Le televisioni del Golfo fanno a gara per averlo ospite nei loro studi dai quali, senza alcun contraddittorio, continua a pontificare contro tutto e tutti… ebrei in particolare.
Quello che è singolare in questa storia è che una persona che, travolta da un film che conteneva un messaggio di odio, dopo profonda riflessione, cambia idea ed abbraccia una nuova fede e da lì semina, in prima persona, nuovo odio in senso inverso, in un cortocircuito che se da una parte ha una difficile spiegazione, dall’altra non fa che confermare che generalmente, non è una regola, i nuovi convertiti all’Islam troppo spesso, purtroppo, anziché agire da ponte fra le varie fedi scendono nelle trincee della mente e diventano i guerrieri di una guerra tra fedi religiose che nel 2020 non dovrebbe, il condizionale è obbligatorio, avere più senso. Per questo, e per tanti altri motivi di carattere politico, religioso e sociale, speriamo soltanto che la luce del Signore illumini le menti di noi tutti, in particolare quelle dei più deboli.
Michael Sfaradi, 5 maggio 2020