Il woke è come un pollo che, decapitato dall’accetta di Trump, continua a correre per un po’ anche se è morto. E allora, è morto il woke, viva il woke. Tra i colpi di coda, c’imbattiamo nella seguente storiella ch’è più che bella: questa è la storia di uno di loro, uno spagnolo, un certo Karlos Gascòn che voleva far l’attore ma siccome non sfondava ha pensato bene di ridefinirsi in modo immaginario ed è diventato Karla Sofia, olè: come per magia, a Sofia tutte le porte si spalancano via via e arriva in odore di Oscar per un film Netflix dalla trama scritta probabilmente da qualche trans in acido: le avventure di un narcotransficante, uno spacciatore donna col bigolo.
Ruolo che casca a pennellone per Karlos—Karla, torero del genderfluid, e difatti puntuale la pioggia dorata di nomination. Che deve avere rotto le balle a qualche nuova donna la quale si è vendicata. Come si fa a vendicarsi nell’epoca della meschinità travona? Facile, si scorrono i social a ritroso finché si trova qualcosa. Perché se Gesù Cristo circolasse oggi, pure lui si farebbe scappare prima o dopo almeno una cazzata evangelica e ne verrebbe crocifisso. KarlosKarla, in fatto di cazzatone è maestr* come di travaggio, scusate, di “percorso di transizione”, se no capace che ci scorrono i post pure a noialtri e chissà dopo che trovano: inesorabili sono risgorgate le sue bestemmie woke del tempo in cui era ancora un macho, un torero, un hombre vertical che andava a prendere i figli a scuola col membro orizzontal.
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Apriti augello! Tuoni e fulmini contro l’Islam, contro i negritos, pure contro il George Floyd morto dopo un fermo di polizia vergognosamente violento che avrebbe dato la stura al movimento anarco-terroristico-capitalista del Black Lives Matter, funzionale alla scoppiettante campagna di Kamala Harris, in seguito ripudiata, e a mettere a ferro e fuoco le città di mezza America nel segno della distruzione creatrice di Schumpter, oltre a fare ricca la boss Patricia Cullors che coi proventi dell’ipocrisia si è fatta attici, ranch, fazende dappertutto e particolarmente nei quartieri più razzisti della Georgia. Ma sicuramente per catechizzare i bianchi. E a quel punto, puff! Tutte le nomination sparite una dopo l’altra, tipo gli arredi di Fantozzi promosso e poi degradato da megadirigente a schiavo di ritorno siccome portava sfiga al duca conte Semenzara al casinò. “menagramo d’un menagramo!”. Via il naif cecoslovacco alla parete, via la serra di ficus, via il dittafono, il telefono rosso, la poltrona in pelle umana, e giù a culo per terra. A culo sottoterra pure KarlosKarla, al punto che Netflix gli ha castrato la campagna, amputata proprio, soppressa. Sic trans gloria woke.
La parabola di KarlosKarla ricorda un po’ quella di altri hombres vertical, rimasti tali, niente percorso di genere per loro, se mai percorso mediatico, di genere ideologico, quali Cecchettin Gino e BabboSalis, i cui tweet e post di oggi sono radicalmente un’altra cosa rispetto a quelli di ieri, siccome oggi, come sempre, è un altro momento. Ma se non si fanno problemi loro, che possiamo farci noi? E poi non è mai per soldi, è sempre per la famiglia. Per la società. Per i valori. Per il mondo. Per il woke che corre come un pollo senza testa. Ovviamente KarlosKarla non se ne capacita e insiste nella pompa del vittimismo. Ah, sono discriminatA, ah, sono cancellatA. L’unica cosa vera che dice è “sono una vittima della cancel culture”. Ben ti sta. Chi di cancel culture ambisce, di cancel culture perisce. Mi correggo, dico meglio: chi di cancel culture paracula, di cancel culture s’inc…
Questo, o questa, ha cavalcato l’onda del woke e per un po’ gli ha detto bene, ma senza pensare che il woke essendo per sua natura falso, improbabile, maligno, alla fine divora i suoi figli come il conte Ugolino, come Kronos; e la tecnologia del controllo e della memoria gli dà una mano. Se tu usi una ideologia infame per scopi infami, il minimo che prima o dopo ti capita è l’infamia di ritorno. È come il comunismo, c’è sempre uno più puro che ti epura. Anzi, è proprio il comunismo, checché ne dica il compagno Rizzo, sia pure riverniciato coi sub significati di oggi, il gender al posto dell’odio comunista per gli omosessuali, il migrantismo che sostituisce il vecchio colonialismo comunista che “satellizzava” i paesi limitrofi perché è nella sua genetica. È comunismo, è totalitarismo, non meno paranoide, solo più evanescente.
Uno con un batacchio che pare il “bastone telescopico” multiuso di Ilaria Salis pretende di correre con le donne e lo accontentano, uno che si veste da donna pretende di essere chiamato miss Luxuria e un giudice lo accontenta, un altro che fa il percorso, sui social, e diventa una maschia terribile a vedersi, in procinto di raccogliere onori e gloria hollywoodiane non si sa a che titolo, e lo glorificano. Poi bastano due vecchi tweet stupidotti e Fantozzi cade sul culo. Non cascateci ragazzi, e dico proprio voi ragazzini e ragazzine se mai ci leggete. Non lasciatevi incantare dalle sirene demoniache che vogliono convincervi ad evirarvi, a gonfiarvi, a non essere chi siete, ad essere chi non sarete mai. Siate chi vi pare, non chi vi vogliono rendere: dietro c’è sempre chi si arricchisce sopra la vostra natura e la natura non si piega, è lei che piega quei piccoli esseri che sono gli umani. Non ascoltateli! Sono profeti di rovina, e prima o dopo finiscono in rovina.
Max Del Papa, 5 febbraio 2025
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