Dopo le colossali figuracce rimediate nelle ultimissime ore dai “democraticissimi grandi vecchi” della sinistra tricolore pacifista e nonviolenta, il “padre nobile” degli italici progressisti, il già segretario dem Dario Franceschini, partorisce il colpo di genio in grado di lavare via in un solo attimo le malefatte di cui si sono resi recentemente protagonisti gli illustri “compagni” Romano e Fausto.
Con la scusa di porre fine a quell’ingiustizia secolare fonte culturale e sociale della disuguaglianza di genere della peggio specie, che prevede che i figli eriditino il cognome del papà, il senatore Franceschini propone che, da ora in avanti, a dare il cognome ai nuovi nati siano solo e soltanto le madri e non più i padri.
Una “cosa semplice”, come la definisce lo stesso firmatario della proposta, che, nelle intenzioni dei dem, dovrebbe fungere quale “risarcimento” dopo secoli in cui l’uomo ha perpetrato un’intollerabile ingiustizia sulla donna acconsentendo che si attribuisse ai figli il solo cognome paterno. Davvero inaccettabile. Peggio: ignobile. Fortuna che c’è Dario Franceschini, il paladino dei diritti delle signore perennemente calpestati da quei patriarchi dei mariti, il quale, con la sua provvidenziale proposta, scriverà una volta per tutte la parola fine sull’annosa questione delle disuguaglianze di genere riconoscendo il giusto risarcimento all’universo femminile.
Dico io, ma vi rendete conto della pragmaticità e della coerenza delle proposte del Pd? Ma veramente questi pensano di costruire su questi fondamenta una valida alternativa di governo alla coalizione centrodestra? Davvero non si rendono conto della loro pochezza e monotematicità?
E poi, ancora, viene da chiedersi: ma dove lo trovano il coraggio di parlare di disuguaglianze di genere, proprio loro che non sono riusciti a proferir parola dopo le pessime uscite a vuoto di Prodi e Bertinotti? Non si sognano neppure lontanamente di condannare dei gesti di violenza fisica o verbale da essi stessi commessi ai danni di donne, e, appena un attimo dopo, salgono in cattedra a dispensare al prossimo lezioncine di femminismo e di parità di genere. Ma ci sono o ci fanno? O meglio, nel caso ad oggetto, il senatore Franceschini ci è o ci fa? O, magari, pensa di poterci prendere allegramente in giro utilizzando furbescamente tale proposta al fine di spostare altrove il focus dell’attenzione mediatica dopo le figure barbine collezionate dal duo Prodi-Bertinotti?
E pensare che, in fin dei conti, sarebbe bastato anche solo ammettere l’errore e chiedere scusa. E invece a sinistra che fanno? Pensano di liquidare la pratica cancellando per sempre dell’anagrafe il cognome del padre. Per la serie: la pezza è peggio del buco.
Salvatore Di Bartolo, 26 marzo 2025
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