Un po’ su tutti i giornali italiani è venuta in evidenza la notizia che la Spagna ha approvato in questi giorni una legge più severa di quella già esistente sulla violenza sessuale. È una notizia sicuramente importante, ma tutto sommato in linea con quanto accade un po’ in diversi Paesi, ove giustamente la sensibilità verso questo tipo di reati è aumentata negli ultimi decenni sensibilmente. Fra l’altro, dei fatti interni alla Spagna la stampa italiana non ha in passato mostrato di interessarsi più di tanto. Poiché la notizia è quasi sempre accompagnata dalla foto della ministra proponente, Irene Montero, che è una donna sicuramente in gamba ma anche giovane e bella, il dubbio che sorge è più o meno questo: non è forse proprio l’avvenenza della ministra che per i giornalisti fa da “traino” alla notizia, nel senso che le dà spazio e rilevanza?
Ovviamente, nessun giornale, tanto meno quelli progressisti (che sono la stragrande maggioranza), lo ammetterà mai. Farlo significherebbe, infatti, ammettere di essere “maschilisti” o, come si dice oggi con improbabile e orrendo neologismo, “sessisti”. Un episodio isolato quello della Montero? Niente affatto. Qualcosa del genere è avvenuto anche recentemente con la visita a Roma del premier finlandese, Sanna Marin, anche lei giovane e bella (la bellezza non è qualcosa di “oggettivo” nel senso in cui lo sono i dati scientifici, ma sicuramente, come diceva Kant, essa pretende all’oggettività e cioè fa trovare d’accordo sui suoi canoni la più parte delle persone).
Certo, la Finlandia, in questo frangente di guerra ha assunto un ruolo geopolitico rilevante e già solo questo giustifica lo spazio assegnato ad una visita di Stato che, in altri tempi sarebbe passata sotto silenzio. Eppure, come non vedere all’opera, nell’insistere esagerato e direi morboso di telecamere e fotografi sul corpo e l’abbigliamento della Marin, lo stesso meccanismo che abbiamo sopra descritto?
Il fatto è che oggi la politica, che fra si è sempre giocata anche su fattori simbolici, vede predominare l’immagine, la capacità di “bucare lo schermo”. Che i politici studino come vestirsi e atteggiarsi, che curino il loro aspetto, che cerchino di trasmettere un’immagine (in senso letterale) di loro positiva, è nella logica delle cose. Così come è innegabile che una donna giovane e bella sia avvantaggiata da questo punto di vista (non dico da altri). Ed è qualcosa che può anche essere considerato ingiusto, e forse lo è: dopotutto alla lotteria della vita non abbiamo avuto voce in capitolo. Fatto sta è che però è la realtà, e il politico col “principio di realtà” non può non fare i conti.
Il primo a capirlo in Italia fu forse Silvio Berlusconi, che riempì le sue liste di donne affascinanti che spesso (bisogna ammetterlo per onestà intellettuale) non avevano molte altre virtù rispetto a questa. E si beccò le grida di scandalo e i moti di indignazione della sinistra, che in una sorta di “razzismo biologico” all’incontrario non credeva in fondo che una bella donna potesse essere anche brava e predicava il sacrificio e la mortificazione del genere femminile (come tutti gli stereotipi anche quello della militante tipo, femminista, sporca, non curata, aveva un fondo di verità). L’impressione è che ora le cose siano cambiate e la sinistra, che è sempre quella del “giorno dopo”, non solo non disdegni ma usi senza pudore certe tecniche del marketing politico che finiscono per privilegiare le donne con un bell’aspetto a quelle più trascurate (d’altronde, la Monteio e la Marin sono esponenti di partiti progressisti e anche per questo risultano tanto gradite ai media mainstream).
Il problema è che però queste tecniche e queste scelte sono fatte in silenzio, senza dirlo, anzi negandolo e negando con le parole la “filosofia” che sta loro dietro. La cifra dell’ipocrisia, anche per questa parte, continua ad essere quella predominante a sinistra.
Corrado Ocone, 29 maggio 2022