Politica

Da Soumahoro a Chiara Ferragni: tutti gli dei caduti dall’Olimpo della sinistra

Tra scandali, polemiche e inchieste, i compagni hanno dovuto fare i conti con parecchie defezioni

SoumahoroCasarini Ferragni il tracollo sinistro delle star © Trifonov_Evgeniy tramite Canva.com

Il 2023 non è stato un anno da ricordare per la sinistra e non ci riferiamo solo alle batoste elettorali tra regionali e comunali. I compagni negli ultimi 12 mesi hanno visto cadere diversi dei dall’Olimpo tra scandali, polemiche e inchieste. Personaggi celebrati come punti di riferimento indiscutibili mollati come appestati alla prima criticità. Eroi con la verità in tasca che di punto in bianco sono stati cancellati come degnamente regolamentato dalla religione woke tanto benedetta dal mondo rosso. Non si tratta di memoria corta o di scarsa riconoscenza, ma di semplice opportunismo: finchè sei utile vieni venerato, al primo cenno di bufera vieni abbandonato nel deserto del Wyoming.

Il caso più discusso è certamente quello di Aboubakar Soumahoro, il sindacalista degli stivali considerato un simbolo dall’intera sinistra. Diego Bianchi e Marco Damilano come principali sponsor, un’ascesa incredibile fino all’approdo in Parlamento tra le fila di Sinistra Italiana-Verdi, con tanto di commozione di Angelo Bonelli per la sua candidatura. Poi l’imponderabile, lo scandalo delle cooperative di accoglienza migranti del Pontino gestite da moglie e suocera: irregolarità amministrative, soldi pubblici spesi per desideri personali e così via. Gli arresti domiciliari dei congiunti e il rinvio a giudizio. Soumahoro è stato scaricato immediatamente dalla sinistra, nonostante l’estraneità alle vicende (non considerando l’ammenda di 40 000 euro per illeciti sui fondi elettorali). Fuori dal gruppo di Fratoianni e Bonelli – ora è nel Misto – Soumahoro è stato estromesso definitivamente dai circoletti rossi e nessuno sembra intenzionato a puntare su di lui. A dire il vero nessuno ha più il coraggio di nominare il suo nome.

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Il caso più recente è senza ombra di dubbio quello di Chiara Ferragni, che insieme al marito Fedez ha rappresentato un’icona della sinistra: l’influencer rossa, la paladina anti-Meloni degli appelli al voto (finiti al macero, dati i risultati). Come ormai tutti sappiamo, l’imprenditrice digitale è finita nella bufera per il pandoro-gate e per il caso delle uova di Pasqua, tanto da spingere le procure di Milano e di Cuneo a indagare sul suo operato. Cachet milionari per prestare il volto e solo qualche migliaio di euro in carità, un terremoto che ha travolto la trentaseienne nonostante il tentativo di farla franca con un video di pentimento e la promessa di sganciare un milioncino per l’ospedale Regina Margherita di Torino. Una cosa è certa: a meno di un atto di tafazzismo, difficilmente la sinistra si affiderà nuovamente a lei per provare a denigrare la destra.

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Un altro idolo sul versante immigrazione è Luca Casarini, al centro di uno scandalo proprio a tema migranti. L’ex leader delle Tute Bianche e dei Disobbedienti del G8 è finito al centro di un’inchiesta della Guardia di Finanza per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione. Ma soprattutto l’indagine ha acceso i riflettori sulle dinamiche oscure legate alla sua ong Mediterranea Saving Humans. L’organizzazione non governativa avrebbe infatti ottenuto 125 mila euro per aver trasferito in Italia gli immigrati presi da una nave danese. E ancora, come documentato da Panorama attraverso le carte dell’inchiesta, la Chiesa avrebbe contribuito all’attività di Casarini inviando 2 milioni di euro – soldi ricavati dalle offerte dei fedeli – attraverso alcuni vescovi. Le intercettazioni hanno rivelato la destinazione del denaro, ossia la voce “interessi personali”: “Mi sa che abbiamo fatto il botto. Se riusciamo a prendere i soldi abbiamo svoltato, possiamo pagare stipendi e debiti. O riuscivamo a fare questa roba per pagare l’affitto di casa e la situazione della separazione, o mi toccava andare a lavorare in un bar”.

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Chiudiamo l’elenco con un politico che della sinistra fa ancora parte ma che è stato al centro di più di una polemica. Parliamo del già citato Angelo Bonelli, leader di Europa Verde. Il polverone sollevato dalla candidatura di Soumahoro non è l’unica macchia sul 2023: il sessantunenne è stato accusato dall’ex collega co-portavoce di guidare il partito in maniera personale e patriarcale. La Evi ha denunciato la “deriva autoritaria e  autarchica” all’interno dei Verdi, ponendo l’accento sul dispotismo di chi davanti ai microfoni dei giornalisti rivendica la gender equality: “Bonelli non accetta che qualcuno gli possa fare ombra, ma non ho mai voluto fargli ombra. Anzi, gli ho sempre riconosciuto più capacità e una grande esperienza. Ma nel momento in cui nel partito ci sono due portavoce – un uomo e una donna – non è immaginabile che una venga completamente ignorata e l’altro abbia tutto il partito che lavora per lui”, le sue parole al Fatto.

Massimo Balsamo, 26 dicembre 2023