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Da traghettatore a uomo della provvidenza: De Rossi si è preso la Roma

DDR ha colto l’eredità di Josè Mourinho e ha rivitalizzato una squadra in crisi di risultati e di identità

de rossi

Quella di San Siro con il Milan è stata la più classica delle partite spartiacque per il campionato della Roma; già da tempo era nell’aria il possibile esonero di Josè Mourinho ed effettivamente il rovescio maturato alla Scala del Calcio, ennesima prestazione stagionale sottotono dei giallorossi, ha rappresentato la pietra tombale sulla parabola dello Special One alla guida del club capitolino. Una squadra in crisi di risultati e di identità, fuori anzitempo dalla Coppa Italia (per mano della Lazio) e scivolata al 9° posto in campionato, teoricamente ancora agganciata al treno Champions ma senza dare la reale sensazione di poter lottare fino in fondo per un posto nell’Europa che conta. E con all’orizzonte un delicato playoff di Europa League con il Feyenoord per provare a centrare gli ottavi di finale della seconda competizione continentale.

La sfida che attendeva Daniele De Rossi, nuovo tecnico della Roma del post Mourinho, era pertanto di quelle da far tremare le vene e i polsi; cercare di imprimere una svolta decisa ad una stagione deludente e dare la caccia ad un piazzamento Champions. Inutile girarci attorno; al netto di una grande conoscenza dell’ambiente giallorosso e di un amore incondizionato nei confronti della piazza, la scelta di affidare la panchina a Capitan Futuro da parte della società sembrava una vera e propria scommessa, se non azzardata quantomeno molto coraggiosa.

Sì perché De Rossi approdava su una delle panchine più importanti dell’intera Serie A quasi da neofita del ruolo; basti pensare che l’unica esperienza di Capitan Futuro in qualità di capo allenatore era stata alla guida della Spal nel campionato cadetto della stagione precedente. Giunto da subentrante ad ottobre 2022 sulla panchina estense, la sua avventura – per la verità non particolarmente brillante – era durata appena 4 mesi, concludendosi a febbraio 2023 con l’esonero. Peraltro De Rossi in giallorosso sembrava il classico esempio di “traghettatore”, ovvero di colui che ha il compito primario di “salvare il salvabile” di una stagione per certi versi disgraziata nell’attesa che il club individui il tecnico “giusto” per aprire un nuovo ciclo. Sembrava, appunto: perché di fatto, da quando Capitan Futuro si è insediato sulla panchina giallorossa, la Roma ha iniziato a volare e l’analisi dei numeri certifica pienamente il cambio di passo imposto da De Rossi alla stagione dei capitolini.

Nelle prime 20 giornate di Serie A (fino alla sconfitta esterna di San Siro con il Milan) sotto la gestione Mourinho i giallorossi avevano raccolto 29 punti (sui 60 disponibili), frutto di 8 vittorie, 5 pareggi e addirittura 7 sconfitte, con 32 reti all’attivo (come la Juventus) e ben 24 gol subiti (il doppio dei bianconeri). Quella Roma viaggiava a quasi 1,5 punti a partita e stazionava al nono posto in graduatoria, a -5 dalla Fiorentina quarta. A partire dalla giornata numero 21, con l’arrivo di DDR, è iniziato un altro campionato per i giallorossi, capaci di raccogliere ben 22 punti in 9 partite (racchiuse tra i successi all’Olimpico con Hellas Verona e Sassuolo), frutto di ben 7 vittorie, un pareggio (a Firenze) ed una sola sconfitta (interna con l’Inter capolista). La media punti è schizzata ad oltre 2,4 punti per partita con i capitolini che hanno risalito la classifica fino al 5° posto in solitaria (a quota 51 punti), a -3 dal Bologna quarto ed a +4 sull’Atalanta sesta (con gli orobici però che devono recuperare il match con la Fiorentina).

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E anche se il calendario da qui a fine stagione non sembra affatto sorridere alla Roma – che incrocerà tra gli altri Lazio, Bologna, Juventus, Milan in casa e Napoli e Atalanta lontano dall’Olimpico – questa squadra sembra avere tutte le carte in regola per lottare fino alla fine per un piazzamento Champions, peraltro con la consapevolezza che allo stato attuale (grazie al ranking Uefa del nostro Paese) potrebbe “bastare” anche un quinto posto per accedere alla Champions che verrà. All’orizzonte poi c’è uno stuzzicante derby italiano con il Milan nei quarti di Europa League, con i giallorossi vogliosi di proseguire la propria corsa per provare a conquistare quel trofeo sfuggito in finale lo scorso anno (bruciante sconfitta ai rigori con il Siviglia).

Bisogna rendere merito a De Rossi per il grande lavoro svolto in queste settimane, i cui frutti sono sotto gli occhi di tutti; ha ereditato una Roma in piena involuzione, molto nervosa e senza una chiara identità di gioco trasformandola in una squadra in grado di cogliere risultati positivi attraverso prestazioni convincenti. Ha riportato serenità in un ambiente “elettrico”, mettendo in condizione i propri calciatori di esaltare le proprie caratteristiche riuscendo al contempo a “rivitalizzare” alcuni giocatori finiti ai margini della gestione Mourinho e capaci ora di ritagliarsi un ruolo da protagonisti. Su tutti spiccano gli esempi di capitan Pellegrini (ottimo anche in Nazionale), Svilar (che ha scalzato Rui Patricio nel ruolo di portiere titolare) e Paredes (in grande crescita). De Rossi ricorderà a lungo anche l’ottavo di finale di Europa League con il Brighton, in cui ha stravinto il duello in panchina con De Zerbi, uno dei tecnici più stimati del panorama continentale e spesso accostato a vari top club europei in vista della prossima stagione.

Il tempo ci dirà se DDR diventerà un grande allenatore e se saprà confermarsi ad alti livelli; pur senza trarre conclusioni affrettate non si può non dare il giusto risalto alla bravura di Capitan Futuro nell’imprimere una svolta positiva ad una stagione maledettamente complicata, con il valore aggiunto di esserci riuscito di fatto con la medesima rosa su cui poteva contare il suo predecessore (che a differenza di DDR non perdeva mai occasione per evidenziare i limiti della stessa). E conquistando un piazzamento Champions (anche da 5° classificato), il “Normal One” Daniele De Rossi raggiungerebbe un traguardo che lo Special One ha sempre mancato nella sua parabola capitolina (mai andato oltre il 6° posto finale), guadagnandosi così con pieno merito la conferma sulla panchina giallorossa anche per la prossima stagione. Dimostrando che anche partendo come semplici “traghettatori” con un tempo limitato a disposizione (talvolta anche di poche settimane), grazie ad un lavoro encomiabile e a risultati eccellenti, si può diventare punto di riferimento del proprio club, “trasformandosi” nel tecnico “giusto” per avviare il nuovo corso.

Enrico Paci, 27 marzo 2024

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