Il furore giustizialista genera mostri. Se poi spolveri il tutto con una buona dose di anti-melonismo per partito preso, ecco che l’incoerenza si palesa in tutta la sua forza. Avete presente il Fatto Quotidiano, che ieri titolava “Bentornato assassino” in merito al rientro in Italia di Chico Forti?Ecco: stamattina si ripete intervistando Cafiero De Raho, ex procuratore antimafia e oggi deputato M5S, convinto che lo Stato dovrebbe accogliere le vittime, non i condannati. La deriva forcaiola non stupisce, sia chiaro. Sorprende però la doppia morale. Il Fatto infatti dimentica cosa successe nel dicembre del 2020 e di come in redazione reagirono alla notizia delle prossima liberazione di Forti annunciata dai loro paladini pentastellati.
Erano i tempi del governo Conte II e di Luigi Di Maio alla guida del ministero degli Esteri. Alla vigilia di Natale di quell’anno, Giggino si sperticò in un annuncio che si rivelerà fake: Chico Forti sarebbe rientrato in Italia. Bene. Come rilanciò la notizia Il Fatto? Parlando di “assassini“? Mettendo in dubbio la bontà dell’operato della Farnesina? Accusando Di Maio di essersi speso per un killer? Rimproverando Conte per aver investito risorse degli italiani a favore di un condannato? Macché.
Basta recuperare gli articoli di quel Natale, in cui Forti veniva definito un “detenuto”, “ex velista” ed “ex produttore televisivo” e non “assassino”. Un pezzo in cui ampio risalto veniva dato alla “bellissima notizia”, al fatto che l’imprenditore trentino “si è sempre dichiarato innocente” in merito all’omicidio di Dale Pike. E in cui la foto di un sorridente Forti sottolineava il successo (effimero) della Farnesina pentastellata. Anche l’edizione online raccontava la storia con un notevole distacco emotivo, rilanciava il video auto-celebrativo di Di Maio e riportava con grande evidenza i ringraziamenti al ministro da parte dello stesso Chico. Quel Forti che oggi viene degradato a re dei criminali.
La giravolta fa quasi venire il mal di testa: quello che solo quattro anni fa era un semplice “detenuto” oggi si trasforma in orribile “killer”. Eppure in quattro anni le carte in tavola non sono mica cambiate: stessa imputazione, stesso imputato, stesse prove. Ieri “si si è sempre dichiarato innocente”, oggi è un “assassino”. Ma si sa: la coerenza non è di questo mondo.
Franco Lodige, 20 maggio 2024
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