Dopo lo striminzito successo ottenuto in Sardegna dall’alleanza giallo-rossa, è già cominciata la competizione tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle per la supremazia del cosiddetto campo largo. Tant’è che il leader dei grillini Giuseppe Conte è partito in tromba con uno slogan a dir poco dirompente. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’avvocato del popolo ha voluto precisare che in “Sardegna non è stata la vittoria del campo largo, ma del campo giusto”.
In tal modo, egli ha voluto rimarcare quella che a caldo, presente Elly Schlein e la neo presidente della Sardegna, Alessandra Todde, era sembrata a tutti una semplice battuta umoristica.
Invece, a quanto pare, Conte ha deciso di fare sul serio, a cominciare dal suo sigillo sulla denominazione dell’inedita coalizione in cui hanno deciso di coabitare grillini e dem, una volta nemici giurati.
D’altro canto, cosa c’è di più calzante di “campo giusto”, quando a proporne il nome è un partito che, in due consecutive esperienze di governo, non ne ha combinata neppure una giusta? A cominciare dal fallimentare reddito di cittadinanza, con tanto di mitici navigator come corollario, per passare al disastro sociale ed economico delle restrizioni sanitarie imposte con un semplice atto amministrativo, e per finire con il catastrofico Superbonus che, realizzato con l’obiettivo di innescare mirabolanti moltiplicatori economici, ha invece finito per moltiplicare i debiti dello Stato, lasciando in eredità all’attuale governo una enorme voragine nel bilancio.
Eppure, nella stessa intervista l’ex premier sembra essersi dimenticato di aver guidato il Paese per circa tre anni, criticando pesantemente l’esecutivo di centrodestra: “Sono molto felice – ha dichiarato Conte -. La vittoria straordinaria di Alessandra Todde è il segno di un nuovo vento che inizia a soffiare dalla Sardegna e che si potrà diffondere in tutta Italia. È anche la vittoria di tutti gli italiani che non hanno mai creduto alle facili promesse di Giorgia Meloni e di quelli che in buona fede ci avevano creduto, ma sono rimasti fortemente delusi. I cittadini cominciano a stufarsi.”
Magnifico! Il leader di un partito che è andato al potere raccontando di aver abolito la povertà per decreto, oltre ad una valanga di bubbole e di azioni sconsiderate che hanno fatto esplodere il debito pubblico, oggi ci racconta le false promesse di una premier che, con tutti i difetti che vogliamo trovarle, ha fin da subito sostenuto la necessità prioritaria di tenere in ordine i medesimi conti pubblici.
Sta di fatto che, campo largo o giusto che sia, qualsiasi alleanza con un partito nato dal nulla, privo di storia e cultura politica e assolutamente indecifrabile sul piano programmatico sarà sempre arduo farla digerire ai propri elettori, soprattutto se eredi di quello che è stato il più grande Partito Comunista del mondo libero.
A tale proposito, come per ricordare l’antica gloria, Pierluigi Bersani, interpellato dalla Gruber sulla disputa tra campo largo e campo giusto, ha messo tutti d’accordo: si chiamerà “campo alternativo”. In questo modo si chiude il cerchio delle idiozie nominalistiche.
Claudio Romiti, 29 febbraio 2024
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