Il ruolo dell’opinione pubblica
Un uso più massiccio dell’aviazione con bombe e razzi non guidati, combinato con bombardamenti dell’artiglieria, può provocare una devastazione nelle città ucraine simile a quella a cui abbiamo assistito in Siria e prima ancora in Cecenia. Ma ci sono differenze sostanziali. Prima di tutto nell’opinione pubblica. Brutto dirlo, ma quando un pubblico occidentale vede la distruzione di città abitate da popolazioni asiatiche e islamiche raramente si commuove. Diverso è il bombardamento di città europee, a due ore di aereo da noi.
I ceceni, soprattutto nel periodo della Guerra al Terrorismo (dopo l’11 settembre) e a maggior ragione dopo le loro prese di ostaggi al teatro Dubrovka di Mosca (2002) e dopo la strage della scuola di Beslan (2004), non suscitavano affatto le simpatie dell’opinione pubblica occidentale. Men che meno hanno suscitato compassione ed empatia i bombardamenti sulle città siriane, iniziati subito dopo che l’Isis aveva mostrato il volto più feroce del terrorismo islamico. In quel periodo, anzi, la Russia era vista come la potenza che “sapeva combattere i jihadisti” ed eravamo disposti a perdonarle tutto.
Il bombardamento è legale?
Aspetto da non sottovalutare anche quello della legalità internazionale: in Cecenia la guerra dei russi era all’interno del territorio della Federazione, dunque legale benché contestabile sul piano della violazione dei diritti umani. Anche in Siria, i russi hanno agito in risposta alla richiesta del governo di Damasco, quindi legalmente.
Ma in Ucraina è diverso: gli ucraini sono europei, sono stati aggrediti a freddo con un’invasione che rappresenta una plateale violazione del diritto internazionale. Se già ora la Russia appare isolata dal resto del mondo, politicamente, economicamente e culturalmente, figuriamoci dopo che inizieranno a circolare le immagini delle città ucraine rase al suolo, con gravissimi danni al patrimonio culturale e montagne di vittime. L’opinione pubblica non è determinante per la vittoria militare di un conflitto, ma renderà difficile o impossibile ai russi vincere la pace, che sarà il compito più arduo che il Putin dovrà affrontare.
Stefano Magni, 5 marzo 2022