Dal Covid all’Ucraina, la libertà difesa a targhe alterne

I libertari che si sono battuti contro le restrizioni del virus non possono che difendere la libertà degli ucraini

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Li-ber-tà. Leggete come suona bene, li-ber-tà. Ebbene chi scrive è sempre stato contro – senza infingimenti – le restrizioni alle libertà fondamentali degli italiani ai tempi del virus. Contro le limitazioni del diritto al lavoro, alla circolazione, alla riunione, eccetera, eccetera, per chi aveva scelto di non vaccinarsi. Contro, per difendere il diritto di scegliere in un Paese democratico e libero sul (e del) proprio corpo.

Ebbene, proprio per questo oggi i libertari ai tempi del virus non possono che essere contro l’invasione armata dei russi in Ucraina, un’invasione che violenta l’autodeterminazione di un popolo ed il suo diritto a scegliere come vivere e da chi farsi governare. Libertà del corpo e libertà di popolo vanno assieme e non in contraddizione. In questo Paese bizzarro che è l’Italia accade invece, ed è un errore madornale di filosofia prima ancora che di politica, che chi era a favore delle restrizioni agli italiani venga adesso idealizzato perché difende le libertà degli ucraini. E chi era contro le restrizioni in Italia ai tempi del Covid venga narrato come scettico sulla resistenza in Ucraina. Due errori madornali. Da bocciatura elementare. Da avanspettacolo. Perché le libertà non si smontano al mutare degli orizzonti in cui (e contro cui) vanno difese.

Per questa ragione occorre che nel nostro Paese, da sempre troppo moralista e fideistico (cattolico, fascista e comunista, scegliete voi lettori la morale che più vi aggrada), si ragioni laicamente. Senza preti, senza gerarchi e senza comitati centrali. E ragionando liberamente, la laicità non può nutrire dubbi: contro le restrizioni e contro i russi. I più cazzoni tra i nostri critici leggendo queste parole obietteranno che le due situazioni non sono paragonabili. Noi le conosciamo bene le differenze tra una guerra ad un virus e una guerra sotto le bombe. Per questo mentre molti sinceri progressisti paragonavano la lotta al Covid ad una guerra, noi al contrario non l’abbiamo mai fatto. Per il fatto che una, quella contro il virus, non era una guerra ma una scelta (e non l’unica possibile) di politica sanitaria imposta dall’alto. Quanto alle libertà, diversamente dal resto, loro si somigliano. E un paese libero non dovrebbe mai toglierle. Semmai, aggiungerle.

Il Corsaro Nero, 19 marzo 2022

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