Dal governo regalo agli stranieri: il sussidio che attirerà migranti

Potranno incassare l’assegno unico per i figli anche gli stranieri che vivono da soli 2 anni in Italia

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La norma parla chiaro, almeno nella sua formulazione in bozza: il nuovo assegno familiare, che può consegnare fino a 175 euro a pargolo, verrà incassato anche dagli stranieri. Basterà vivere due anni nel Belpaese, e se possibile – ma non necessario – versare qualche spicciolo di tasse, per poter accedere al sussidio.

Stando alla bozza, infatti, l’assegno verrà erogato a tutti gli extracomunitari titolari di un permesso di soggiorno, di un permesso di lavoro o di ricerca superiore ai sei mesi. Tra i requisiti, basterà indicare la residenza in Italia “da almeno due anni”, una miseria, oppure “la titolarità di un contratto di lavoro”. Logica incomprensibile, che è solo una delle tre incongruenze presenti nella riforma. Soprattutto perché – come sempre successo – ogni allargamento di welfare equivale ad un allargamento delle maglie delle frontiere. Ad attirare immigrati, più di quanti non arrivino già adesso, potrebbe essere proprio la possibilità di incassare un assegno mensile per ogni figlio fatto nascere o portato in Italia.

Che poi va sottolineato anche un altro aspetto. I dati del Viminale certificano che la stragrande maggioranza di stranieri che approdano a Lampedusa, Roccella Ionica o in Sardegna sono tecnicamente dei “migranti economici“. Non “profughi” o “persone in fuga dalla guerra”. I numeri di marzo 2021 certificano che delle 3.962 domande di asilo presentate, il 62% ha ottenuto un netto diniego. Perché, allora, garantire anche a chi risiede da appena due anni in Italia il sussidio? Che sia un errore, in fondo, lo hanno spiegato chiaramente i socialisti danesi. Non dei cattivi sovranisti.

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