Gran parte dell’informazione italiana ha preso con grande serietà la notizia del cosiddetto kit europeo di sopravvivenza, presentato in un video dalla commissaria europea per la Gestione delle crisi (evidentemente non quelle dei cervelli), la belga di origine algerina Hadja Lahbib.
Si tratta di un demenziale elenco di oggetti ad uso personale che, secondo i geni della lampada di Bruxelles, dovrebbero servirci per affrontare “crisi, che vanno dai disastri naturali, fino agli attacchi informatici o militari”.
Assai significative le parole della commissaria che, memento mori, si richiamano direttamente alla “magnifica” nuova normalità evocata durante la folle stagione del Covid: “Penso che essere consapevoli dei pericoli e prepararsi ad affrontarli sia l’esatto opposto di creare panico. Al contrario, significa evitare movimenti di panico e reazioni irrazionali, come quelle che abbiamo visto durante la pandemia. Ricordate le persone che si precipitavano nei negozi per comprare carta igienica? Questo li avrebbe protetti da una pandemia? No. Essere preparati, sapere cosa potrebbe accadere ed essere pronti ad affrontare qualsiasi situazione dovrebbe diventare un nuovo modo di vivere con serenità. Significa conoscere i gesti che salvano la vita, sapere chi bisogna chiamare, qual è la catena di comando e cosa possiamo fare a livello individuale”.
Infatti, i burocrati in auge durante la pandemia non parlavano di carta igienica di salvavita, bensì di inutili e spesso dannose mascherine e di tamponi altrettanto inutili per bloccare un virus endemico da tempo, quale presidi ineliminabili per evitare una generale ecatombe.
Ma anche il nostro Raffaele Fitto, vice-presidente esecutivo della Commissione europea non scherza. “Stiamo rafforzando la responsabilità e la capacità di reazione dei cittadini – spiega con somma enfasi l’esponente di Fratelli d’Italia – affinché siano meno vulnerabili e subiscano minori conseguenze . Prepararsi ad affrontare le sfide rappresenta un modo concreto per mantenere e rafforzare l’unità, la pace e la solidarietà all’interno dell’Ue”.
Ed ecco i mezzo con i quali verrà rafforzata la responsabilità dei cittadini comunitari e la loro reazione ai pericoli incombenti. Questo il contenuto della provvidenziale borsa di emergenza, che secondo i suoi ideatori dovrebbe garantire 72 ore di sopravvivenza: “Una buona quantità di contanti (nel caso di attacchi informatici ai sistemi bancari), documenti di identità in una confezione impermeabile, acqua, una torcia, un coltellino svizzero, fiammiferi e accendino, medicine e cibo in scatola.”
A questo punto, oltre a segnalare la mancanza di giubbetti salvagente e di canotti autogonfiabili, ci chiediamo se da questo momento le centinaia di milioni di cittadini europei dovrebbero lasciare in casa le medesime borse di emergenze, oppure portandosele dietro, così come siamo costretti a fare con le mascherine durante la pandemia. Sono certo che in assenza di una chiara indicazione in merito, molti di noi non chiuderanno occhio per molte e molte notti. Meno male che la burocrazia europea c’è!
Claudio Romiti, 28 marzo 2025
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