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Dalle piazze free vax un’alleanza contro il regime

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Il dato dell’Alta Austria non può essere ignorato. Solo pochi giorni fa, in effetti, un partito nato dal nulla (ma tenuto assieme dall’opposizione alle politiche governative in tema di emergenza sanitaria) ha ottenuto il 6,2% nello Stato federato che ha la propria capitale a Linz. E se questo è successo oltre confine, non si vede perché la politica italiana non possa essere investita da un fenomeno di questo tipo. Soprattutto in considerazione del fatto che da quasi due anni non si parla d’altro e la nostra stessa vita quotidiana è stata travolta da scelte politiche più che opinabili.

Non deve quindi sorprendere che alcune vecchie volpi della politica nazionale stiano provando a mettere il cappello sulle proteste spontanee e sulle manifestazioni del sabato: da Gianluigi Paragone (ex Lega, ex M5S) a Marco Rizzo (per molti anni parlamentare e tuttora segretario del Partito comunista), da Giorgia Meloni a Matteo Salvini. Non è comunque detto che questi tentativi di ricondurre il tutto entro schemi tradizionali funzionino, dal momento che gli scettici in tema di lockdown e vaccini appaiono ancor più scettici dinanzi ai tentativi di “catturare” questo nuovo spazio politico.

Non si può neppure escludere che prima del 2023 lo slancio delle piazze si spenga, che tra qualche mese si torni a una sorta di normalità e che qualche altra questione finisca per occupare le prime pagine dei giornali. Ma se invece continueremo a restare entro questa emergenza senza fine – fatta di mascherine, distanziamento, green pass, vaccini e via dicendo – è possibile che la scena politica venga investita da qualche soggetto nuovo.

In che modo, però, un’alternativa alla Seconda Repubblica oggi egemonizzata da Mario Draghi può prendere forma? In fondo, le piazze che i giornali allineati al potere statale chiamano “no vax” sono quanto mai eterogenee. Le culture d’origine di quanti si riuniscono contro le misure liberticide sono davvero distanti: abbiamo cattolici tradizionalisti e libertari, marxisti e indipendentisti veneti oppure siciliani, delusi dalle formazioni di destra ed ex M5S, difensori dei beni comuni e liberali schierati a difesa dei diritti dei singoli. Un partito unico che unisca tutte queste anime non è realistico, ma è invece possibile che sorgano realtà politiche distinte; eppure, capaci di dialogare e dar vita a un’alleanza strategica, con l’esplicito obiettivo di offrire un “diritto di tribuna” a tradizioni importanti e in grado di dar vita a ciò che manca: un’opposizione che sia anche una vera alternativa.

Un eventuale comitato elettorale dovrebbe servire unicamente a definire alcuni (pochissimi) punti comuni, lasciando che ogni anima parli al proprio elettorato potenziale, così da valorizzare tutte quelle voci che possono aiutarci a uscire da questo incubo sanitario.

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