Negli ultimi giorni non s’è parlato d’altro a proposito di politica estera, ora è finalmente disponibile: parliamo dell’intervista a Vladimir Putin realizzata da Tucker Carlson. Lo scoop dell’ex giornalista di Fox News ha scatenato un enorme dibattito nelle ultime ore, considerando che si tratta del primo confronto tra il presidente russo e un giornalista occidentale dall’inizio della guerra in Ucraina. Dal conflitto con Kiev al confronto tra Joe Biden e Donald Trump, tanti i temi scottanti che saranno al centro del dibattito internazionale nei prossimi giorni.
Uno dei passaggi più importanti riguarda l’invasione in Ucraina. “I bolscevichi hanno creato l’Ucraina sovietica, che fino ad allora non esisteva affatto. L’Ucraina è uno stato artificiale“, la versione di Putin, che ritiene che “il ripristino delle relazioni tra i popoli di Russia e Ucraina richiederà molto tempo, ma accadrà”. Dopo la Seconda guerra mondiale, ha aggiunto, l’Ucraina ha ricevuto parte dei territori polacchi, ungheresi e romeni: “L’Ucraina, in un certo senso, è uno stato artificiale creato per volontà di Stalin. L’Ucraina sovietica ha ricevuto un gran numero di territori che non hanno mai avuto nulla a che fare con essa, in primo luogo la regione del Mar Nero”.
Putin ha parlato del suo rapporto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ha rivelato: “Una volta gli ho parlato e gli ho detto: perchè stai facendo questo? Perchè sostieni i neonazisti in Ucraina, quando tuo padre aveva combattuto il fascismo in prima linea? Quello che mi ha detto non lo rivelerò, non sarebbe giusto farlo”. Dopo aver evidenziato che Mosca non ha rivendicazioni territoriali nei confronti della Polonia, della Lettonia o di qualsiasi altro Paese, Putin ha ribadito che sconfiggere la Russia è impossibile e la Nato dovrebbe accettare le conquiste territoriali: “Ci sono state urla riguardo la possibilità di infliggere una sconfitta strategica alla Russia sul campo di battaglia. Secondo me questo è impossibile per definizione. Non accadrà mai”.
Nel lungo quanto contestato dialogo con Carlson, Putin è tornato a parlare delle trattative di pace con Kiev e ha confermato che la fumata bianca è stata molto vicina diciotto mesi fa. Tutto saltò per l’allora premier britannico Boris Johnson, per il quale era meglio combattere contro Mosca. Secondo il presidente russo, a mettere la firma a parte dei preliminari di accordo sarebbe stato Davyd Arakhamia, il capo del partito al governo, Servitore del popolo, e consigliere di Volodymyr Zelensky. “E’ molto triste per me – ha detto Putin – perchè, così come lo pensava anche Arakhamia, avremmo potuto fermare queste ostilità già da un anno e mezzo. Dov’è ora Johnson? E la guerra continua”, le sue parole sul punto.
Altro dossier al centro del dibattito internazionale riguarda il sabotaggio del Nord Stream. Putin non ha dubbi, l’esplosione del gasdotto è da addebitare ai servizi segreti statunitensi. Ma non solo: Putin s’è detto molto sorpreso del silenzio della Germania sul dossier. “Chi ha fatto saltare in aria Nord Stream? Lei di sicuro”, le parole del presidente russo rivolgendosi a Tucker, che ha replicato: “Io ero impegnato quel giorno, non feci saltare Nord Stream”. Caustico il numero uno del Cremlino: “Lei può avere un alibi personale, ma la Cia non ce l’ha”.
Leggi anche:
Un altro passaggio molto interessante dell’intervista di Tucker Carlson a Putin riguarda gli Stati Uniti e in particolare Donald Trump e Joe Biden. Soffermandosi sul rapporto con i due leader a stelle e strisce, il presidente russo ha evidenziato: “Non ricordo quando ho parlato con Biden l’ultima volta. Con Trump ho avuto un buon rapporto. Non è una questione di leader, è una questione di mentalità”. Poi, con molto sarcasmo, ha aggiunto sull’attuale capo della Casa Bianca: “Perchè dovrei chiamarlo? Di cosa dovrei parlargli o implorarlo? ‘Fornirete queste e quelle armi all’Ucraina? Oh, ho paura, ho paura, per favore non consegnarle’. Di cosa possiamo parlare?”. Tornato serio, Putin ha evidenziato che l’ultima volta che ha parlato con Biden è stato prima dell’inizio di quella da lui definita “operazione militare speciale”, ossia quasi tre anni fa. Non resta che attendere le repliche di Washington e Kiev, i temi sul tavolo sono parecchi.