Possiamo dividere il mondo in tre categorie. Coloro che non hanno mai letto Nietzsche, chi lo conosce, e chi ha provato a leggerlo e non ci ha capito un tubo. Chi scrive questa rubrichetta, fa parte della terza categoria. Ecco perché Daniel Halévy, storico e saggista francese amico del gigantesco Proust, può essere la giusta soluzione per una gran massa di ignoranti.
Nietzsche, così semplicemente, si chiama una favolosa biografia edita da Oaks editrice, che non dico vi faccia capire il grande filosofo tedesco, ma che almeno vi metta sulle sue tracce. Vi parla «dell’infanzia, la casa del pastore, la grandezza misteriosa del padre scomparso così presto: gli anni pii, i primi dubbi e l’orrore di questo mondo senza Dio in cui bisogna decidersi a vivere; la scoperta di Schopenhauer e di Wagner, la religione che aveva sentito per loro e che lo aveva consolato della perdita della fede». Si tratta di una biografia, certo, ma puntellata da lettere, citazioni, stralci dell’opera (altrimenti incomprensibile per noi profani) di Nietzsche. Tutto sembra assumere un senso. Così come un senso sembra assumere la totale incomprensione e insuccesso che ebbero i suoi primi scritti: spesso figli di deliri e solitudini esistenziali. Impariamo un Nietzsche più uomo che superuomo, deluso e tradito da Lou Salomé, una delle sue poche passioni femminili, che lo incupisce e lo rende scettico verso quella sua teoria dell’eterno ritorno che ora, amante deluso e tradito, lo atterrisce.
La storia di Nietzsche è la storia di un solitario errante, di un vagabondo del pensiero, che gira malato da una città all’altra dell’Italia, che scopre l’Engadina, ma che resta poi così profondamente tedesco. Il suo odio-amore per Wagner sarà una costante della sua ricerca, così come il rapporto con i suoi quattro amici e con la sorella. Anzì per l’esattezza saranno sette, il numero di coloro a cui consegnerà l’intermezzo dello Zarathustra pubblicato a sue spese, poiché nessuno voleva spendere quattrini per l’ennesimo flop. Ma Nietzsche è anche grandioso, presuntuoso, talvolta sicuro di sé, certamente consapevole del proprio genio, convinto di essere al di sopra delle «bassezze» del suo popolo. La biografia di Halévy non può sostituire ovviamente la conoscenza dei testi nicciani, ma per un ignorante, come chi scrive, getta una luce in quella caverna oscura rappresentata da un pensiero che nel bene e nel male così tanta fortuna ha avuto nel secolo scorso.
PS: la prossima piccola impresa sarà leggere la biografia di Nietzsche scritta da Massimo Fini, che mi dicono essere imperdibile.
Nicola Porro, Il Giornale 24 agosto 2020