“Date solidarietà a Roccella?”. L’assurda ‘risposta’ di Saviano e Scurati

L’inviato di Quarta Repubblica intercetta i due scrittori. Che però reagiscono così alle domande sul caso del ministro della Famiglia

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Roccella Saviano Scurati (1)

I Salone del Libro di Torino è una piattaforma privilegiata per scrittori, editori e amanti della lettura, anche per quelli che un giorno sì e l’altro pure denunciano una presunta censura da parte di non si capisce bene chi. E ovviamente lo fanno in tv, sui giornali, nei congressi (alla faccia dell’Italia illiberale). Durante l’ultima edizione non potevano mancare ovviamente riferimenti alle polemiche del mese, vedi il caso Scurati o la contestazione violenta contro Eugenia Roccella, ministro costretto per la seconda volta ad andarsene senza aver concluso il suo intervento.

Viste le continue lamentele censorie di Antonio Scurati e Roberto Saviano, entrambi scrittori notoriamente impegnati sul fronte civile oltre che in quello letterario, Quarta Repubblica è andata a domandare loro se intendevano far arrivare la loro solidarietà al ministro della Famiglia che agli Stati Generali della Natalità è stata presa di mira da alcune giovani femministe.

Risultato? Quello che ci si aspettava: tutti hanno diritto di parola, ma guai a solidarizzare con un ministro di questo governo “di destra”. Roberto Saviano ha preso una posizione netta, escludendo esplicitamente la sua solidarietà verso la ministra Roccella. Ha interpretato la contestazione come un elemento naturale del processo democratico, evidenziando che è normale se un ministro diventa oggetto di dissenso. Con la frase “Contestare è democrazia”, Saviano enfatizza l’importanza del disaccordo come componente essenziale di una società veramente aperta e pluralista. Inutile spiegargli che una cosa è “contestare” legittimamente, con qualche fischio e striscione, salire sul palco e spiegare le sue ragioni in un dibattito. Un’altra è impedire a chicchessia di parlare.

Scurati invece ha preferito mantenere un profilo basso, evitando di esprimersi pubblicamente sul dibattito e mantenendo una certa distanza da una polemica che, tuttavia, tocca questioni a lui care come la libertà di espressione. “Ho deciso di non commentare con nessuno”, ha spiegato l’autore all’inviato di Nicola Porro. Strano, visto che pure il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non esattamente un bruto neofascista, ha ricordato che “voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione”.

Ps: al Salone del Libro non hanno interrotto nessuno, ma solo grazie alla polizia. Che ha tenuto i contestatori pro-Pal fuori con la forza. Alla faccia di chi poi si scandalizza per la prima manganellata.

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