Dopo la giornata di ieri dedicata all’accoglienza degli ospiti, sono entrati nel vivo i lavori della cinquantaquattresima edizione del Forum di Davos. Diversi gli interventi attesi ma non mancano anche le “sorprese”, a partire dalla chiusura con una cena in sala LGBTQI+. Secondo quanto reso noto, l’appuntamento sarà riservato ai leader arcobaleno e parteciperanno tra gli altri Shamina Singh, responsabile del Centro per la crescita inclusiva di Mastercard, e l’economista capo di Allianz, Ludovic Subran. Una trovata sicuramente al passo dei tempi, ma probabilmente il contributo ai temi principali del vertice non sarà significativo.
Grande attesa per l’arrivo a Davos del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. In chiara difficoltà nella guerra contro la Russia, il numero uno di Kiev ha incontrato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e al centro del colloquio sono state diverse “questioni importanti”. Alla costante ricerca di aiuti di qualsiasi tipo, dalle armi ai sistemi di difesa, Zelensky avrebbe acceso i riflettori sulla necessità di un ulteriore rafforzamento del sistema di difesa aerea del Paese. Riflessioni anche sul prossimo vertice dell’Alleanza Atlantica in programma a Washington e sul lavoro con i partner sugli accordi bilaterali di sicurezza nell’ambito della dichiarazione del G7.
Attenzione alla guerra fredda tra Stati Uniti e Cina. Secondo quanto riportato da Politico, Washington sarebbe preoccupata dalle dimensioni della Cina. A Davos la delegazione diplomatica mandata da Pechino impensierisce quella americana, tanto da spingerli a cercae di organizzare un incontro tra il Segretario di Stato Antony Blinken e un funzionario svizzero a margine del World Economic Forum. In particolare, Blinken è al lavoro per garantire che la Svizzera – storicamente neutrale – non si senta trascurata e ceda al corteggiamento di Pechino. Senza dimenticare le tensioni sul dossier Taiwan. In un documento riservato il Dipartimento di Stato l’ha già definita una “pseudo visita di stato” e suggerisce che Blinken abbia almeno una stretta di mano con il nuovo presidente della Confederazione Svizzera, Viola Amherd, “che si è resa completamente disponibile per un incontro”. Nessun vertice invece tra Blinken e la delegazione cinese, a testimonianza del clima rovente.
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Contagiata evidentemente da Greta Thunberg e dall’integralismo green, Davos ha dedicato ampio spazio al cambiamento climatico e i toni sono a dir poco funesti. Il climate change potrebbe infatti causare 14,5 milioni di morti in più al 2050 secondo un nuovo rapporto lanciato oggi al World economic forum. Lo studio pone l’accento su sei principali categorie di eventi legati al clima con effetti negativi sulla salute: inondazioni, siccità, ondate di caldo, tempeste tropicali, incendi, innalzamento del livello del mare. Una riflessione anche sulle perdite economiche – dato forse più importante, vista la location – che sarebbero pari a 12,5 trilioni di dollari in tutto il mondo entro il 2050. Nulla di nuovo all’orizzonte, ma stupisce che anche a Davos prosegue la linea talebana con profezie esiziali.
Massimo Balsamo, 16 gennaio 2024