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Dazi di Trump, ecco quanto ci costeranno

Il presidente americano minaccia imposte al 25 per cento: i potenziali effetti su Italia e Europa

dazi © kanokthungchokechanchaiicons tramite Canva.com
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Quantomeno a parole Donald Trump è deciso a tirare dritto sui dazi. Il presidente americano è tornato a parlare delle imposte al 25 per cento sulle auto e non solo ai danni dell’Europa. Un’intimidazione che tiene comprensibilmente in allarme le piazze finanziarie, perché il pericolo non è marginale, anzi. Al momento non si conoscono i tempi progettati dal tycoon – c’è chi ipotizza aprile, ma è impossibile avere certezze granitiche, mentre per quanto concerne il peso le prime proiezioni non lasciano grandi margini di interpretazione: potrebbe arrivare una maxi-stangata.

Dare cifre difficile è complicato, perché bisogna conoscere i settori interessati dai dazi. Per il momento s’è parlato del settore auto – il secondo per esportazioni in termini di valore dopo la farmaceutica – e secondo quanto reso noto da un report della banca d’affari Nomura, con tariffe ad ampio spettro del 10 per cento, si avrebbe un taglio dello 0,2/0,3% del Pil dell’Eurozona (-0,1% per Moodys’). Dunque imposte maggiori avrebbero un impatto ancora ben più marcato sulle economie europee. Inoltre, secondo Moody’s, alcune realtà avrebbero più problemi rispetto ad altre: tra i marchi più colpiti dai possibili dazi troviamo Volvo, Volkswagen, Mercedes e Bmw. Stellantis non può esultare, anzi, considerando che il 43 per cento dei ricavi arriva dal Nord America.

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L’impatto dei dazi sull’Italia non sarebbe risibile. Come riportato da Republica, un report di Prometeia ha stilato una proiezione che parla chiaro. L’Italia nel 2024 ha pagato 1,9 miliardi di dollari per le merci vendute negli Usa. In caso di imposte al 10 per cento, il costo aggiuntivo sarebbe salito di oltre 4 miliardi, quindi quasi a 6 miliardi, nel caso in cui questo livello fosse applicato alle merci già sottoposte a tariffa doganale. A oltre 7 miliardi, arrivando quindi a 9 miliardi, invece nel caso di aumenti generalizzati su tutto l’export italiano verso gli Usa. Con i dazi al 25 per cento, il conto arriverebbe a quasi 19  miliardi, 18,6 per la precisione. Parliamo di dieci volte il conto attuale. Qualora le tariffe scattassero esclusivamente sui settori di auto motive e metallurgia, si passerebbe ad un valore prossimo ai 4 miliardi, quindi circa 2 miliardi in più rispetto all’attuale.

Nelle scorse ore è arrivato l’allarme di Coldiretti: un dazio del 25 per cento sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy negli Usa potrebbe costare ai consumatori americani fino a 2 miliardi di euro in più, con un sicuro calo delle vendite. Come evidenziato dall’associazione, qualora i dazi dovessero interessare l’intero agroalimentare, il costo stimato per le singole filiere sarebbe di quasi 500 milioni solo per il vino, circa 240 milioni per l’olio d’oliva, 170 milioni per la pasta, 120 milioni per i formaggi. Una maxi-stangata per Roma, che ovviamente farebbe registrare un ribasso di acquisti da parte dei consumatori a stelle e strisce. “L’imposizione di dazi sulle nostre esportazioni aprirebbe ovviamente uno scenario preoccupante, tanto più in considerazione dell’importanza che il mercato statunitense ha per le nostre produzioni agroalimentari e non solo” le parole del presidente di Coldiretti Ettore Prandini: “Negli Usa l’agroalimentare italiano è cresciuto in valore del 17% contro un calo del 3,6% dell’export generale, confermando ancora una volta che il cibo italiano è un simbolo dell’economia del Paese. Per questo crediamo che debbano essere messe in campo tutte le necessarie azioni diplomatiche per scongiurare una guerra commerciale che danneggerebbe cittadini e imprese europee e americane”.

C’è anche un altro fattore da considerare, ossia la possibile “ritorsione” di Bruxelles all’eventuale imposizione dei dazi da parte di Trump. Come ricordato da Coldiretti, durante il primo mandato del tycoon l’Europa aveva risposto apponendo tariffe aggiuntive del 25% su una serie di prodotti simbolo del Made in Usa agroalimentare come ketchup, formaggio cheddar, noccioline, cotone e patate americane, oltre a salmone, noci, pompelmi, vaniglia, frumento, tabacco, cacao, cioccolato, succhi di agrumi, liquori come vodka e rum.

Franco Lodige, 27 febbraio 2025

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