Economia

Dazi, spazio per le trattative: conviene “sedersi al tavolo e negoziare”

Donald Trump impone tariffe al 20% all’Europa. Von der Leyen apre al dialogo, come Meloni. Tronchetti Provera: “L’Ue non può negoziare con le ritorsioni”

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Ci sono due scuole di pensiero in Europa di fronte ai dazi annunciati ieri sera da Donald Trump nel “giorno della liberazione”, visto ovviamente dal punto di vista dell’amministrazione Usa. Da una parte c’è chi vorrebbe reagire punto su punto alle tariffe del 20% “reciproche” imposte dal presidente americano. Dall’altra chi, vedi Giorgia Meloni, ma non solo, invoca calma, invita tutti a trattare e – senza escludere contromisure – ad evitare una guerra commerciale che danneggerebbe tutti.

Partiamo da un presupposto. Anzi due. Primo: i dazi sono una follia, come abbiamo ripetuto in tutte le salse su questa Zuppa, e finiranno col danneggiare l’economia globale quindi i consumatori. Meno tariffe è meglio di più tariffe, ci sono pochi ragionamenti da fare su questo: dove non passano le merci, passano le armi. Tuttavia, e siamo al secondo presupposto, gli Stati Uniti restano la potenza militare ed economica mondiale, dunque in una guerra commerciale partono da una condizione di vantaggio. Ha senso mettersi a battagliare a suon di dazi?

Probabilmente no. Lo ha spiegato chiaramente ieri ad un evento anche Marco Tronchetti Provera secondo cui occorre “realismo politico” contro l’illogicità dei dazi. Non solo “negoziare con le ritorsioni” farebbe male a tutti, ma l’Europa – incapace di marciare unita – non ha neanche “gli strumenti” per avviare una simile reazione. “Siamo di fronte a una svolta – ha detto – La prima cosa è sedersi al tavolo e negoziare come fa a oggi la presidente messicana. È nell’interesse di tutti sedersi al tavolo e farlo significa avere un vero mandato per farlo”. La domanda dunque diventa: “Chi in Europa ha la responsabilità di definire un accordo mettendo tutti insieme?”.

E qui arriviamo al dramma politico europeo, grande mercato unico ma con enormi barriere tariffali interne (Draghi dixit) e con 27 teste che vanno un po’ per conto loro, rappresentate in teoria da Ursula von der Leyen che però non ha certo il potere di decidere da sola. Christine Lagarde, governatore della Bce, ha invocato una modifica di “istituzioni, norme ed alleanze” per “prendere decisioni in un’unica direzione europea” altrimenti “gli altri potrebbero usare le nostre divergenze contro di noi”. La presidente della Commissione, subito dopo l’annuncio show di Trump, ha parlato di “ulteriori contromisure per proteggere i nostri interessi” ma non verranno messe subito in campo. No. La “ritorsione” ci sarà solo “se i negoziati falliscono” perché “esiste un percorso alternativo” alla guerra delle tariffe. “Sono d’accordo con il Presidente Trump sul fatto che altri stanno approfittando ingiustamente delle attuali regole e sono pronto a sostenere qualsiasi sforzo per adattare il sistema commerciale globale alle realtà dell’economia globale – ha detto Ursula – Ma voglio anche essere chiara: ricorrere alle tariffe come primo e ultimo strumento non risolverà il problema. Ecco perché, fin dall’inizio, siamo sempre stati pronti a negoziare con gli Stati Uniti per rimuovere le barriere rimanenti al commercio transatlantico. Allo stesso tempo, siamo pronti a rispondere”.

La linea è quella espressa anche da Giorgia Meloni (“Faremo tutto il possibile per raggiungere un accordo con gli Stati Uniti, al fine di evitare una guerra commerciale che indebolirebbe inevitabilmente l’Occidente a favore di altri attori globali”). Ed è qui, probabilmente, che Trump voleva arrivare. Come spiegato da Federico Punzi nell’approfondimento su Atlantico Quotidiano (leggi qui) il vero nodo per Trump sono le barriere non tariffarie che l’Europa impone a innumerevoli prodotti americani (regole green, burocrazia, ecc ecc ecc). Gli Usa considerano il dazio al 20% una risposta “reciproca”, e lo spazio teorico per raggiungere un accordo c’è. Lo ha spiegato chiaramente il segretario al tesoro Scott Bessent: “Il mio consiglio a tutti i Paesi in questo momento è: non fate ritorsioni. Sedetevi. Comprendetelo. Vediamo come va. Perché se reagite, ci sarà un’escalation”. E nessuno può permetterselo.

Franco Lodige, 3 aprile 2025

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