E se gli omofobi fossero a sinistra, anziché a destra come vanno raccontando i giornali in questi giorni? Il ddl Zan sembra ormai materia del passato, affossato dalla maldestra manovra parlamentare del Pd al Senato. I partiti si scornano, soprattutto nel mai nato “nuovo Ulivo” e la caccia ai traditori è partita. Ma la retorica sul “passo indietro” verso “il Medioevo” dei diritti non si fermerà certo adesso. Anzi. Eppure a sentire Tommaso Cerno, “unico gay dichiarato del Senato”, non solo il ddl non era una “legge di civiltà”, ma addirittura denuncia che nel Pd “si sono comportati da omofobi, loro che si dipingono come omofili”. Insomma: hanno dato retta a Zan ma non a lui perché “siamo tutti finocchi ma qualcuno è più finocchio degli altri”.
Il senatore, ex giornalista, non ha partecipato al voto di mercoledì scorso. L’ha spiegato chiaramente al Giornale: il ddl Zan si trattava di un testo “già vecchio, malfatto” e con molti difetti, vedi il reato di opinione (“grottesco e sbagliato”). Però i dem hanno deciso comunque di “proclamarlo intoccabile” al paro delle tavole della Legge di Mosè, cercando di ottenere “non una buona legge” ma “una bandierina col marchio Pd”. Tant’è che il partito ha mandato al diavolo la mediazione tentata da Lega, Forza Italia e Italia Viva, preferendo uno scontro in Aula da cui sono usciti con le ossa rotte.
Il voto segreto, chiesto da quel mago delle tecniche parlamentari che risponde al nome di Roberto Calderoli, ha schiantato i sogni arcobaleno di Cirinnà e soci. “Mi hanno escluso da qualsiasi tavolo sulla questione – racconta Cerno – nonostante io sia l’unico gay dichiarato di Palazzo Madama, perché contestavo il merito della legge e la linea dem del tutto o niente. Sono arrivati persino a telefonare alle trasmissioni tv che mi invitavano, per dissuaderle. Mercoledì ho chiesto di intervenire in aula e mi è stato detto che era un dibattito solo procedurale e non serviva. Si sono comportati da omofobi, loro che si dipingono come omofili”.