La “tagliola” alla fine ha funzionato: il decreto Zan è stato affossato con ben 33 voti di scarto. Senza dubbio è una vittoria del centrodestra, che ha voluto questo voto segreto dopo essersi invano battuto per far cambiare in alcuni punti il testo della proposta di legge. Ma è soprattutto una sconfitta della protervia e tracotanza ideologica della sinistra.
Tracotanza sconfitta
Non era in gioco solo un problema di merito, seppure molto serio per i problemi di libertà che certi articoli (nella fattispecie l’1, il 4 e il 7) sollevavano, ma anche e in primo luogo di metodo. Quella che è stata sconfitta è la politica che non vuole confrontarsi con le idee degli altri e giungere ad un onorevole compromesso (è questo il senso del parlamento in una democrazia), nella cui direzione si era mossa la Lega di Matteo Salvini e anche Italia Viva, ma vuole affermare le proprie ragioni ritenendosi depositaria della Verità e della Moralità e quindi delegittimando moralmente chi la pensa diversamente. Il grado zero della politica, altro che populismo e antipolitica di destra!
È bastata una vittoria ad una tornata amministrativa perché la sinistra rialzasse le penne, ovvero dissotterrasse la sua vera natura e tentasse il colpo di mano su una legge che era per lei un simbolo piuttosto che una priorità: i veri sconfitti sono certo i transgender ma perché sono stati semplicemente “strumentalizzati” per un’operazione tutta e solo ideologica. Che vittoria simbolica sarebbe stata per loro se tutte le forze politiche si fossero mosse all’unisono come poteva accadere se solo la superbia e la “superiorità” (im)morale della sinistra si fossero per un attimo placate!
Legge liberticida
Ricapitoliamo. La legge Zan in sé non era una priorità, e anzi era pure discutibile in quanto pleonastica: le discriminazioni di ogni tipo sono già punite dalle leggi vigenti. In più, essa era confezionata in modo tale da non tutelare chi aveva un diverso concetto dei rapporti di genere e che, in sostanza, non avrebbe potuto nemmeno più esprimerli in quanto passibile di denuncia e condanna da parte di un giudice a cui veniva affidato ampio potere discrezionale. In questa situazione paradossale sarebbe venuta a trovarsi persino la Chiesa Cattolica, la quale, completamente sulla difensiva, ha dovuto timidamente affidarsi a una lettera di Stato ponendo il problema non sul terreno etico, in cui sarebbe stata sconfitta dagli aggressivi Guardiani del Pensiero Conforme, ma su quello degli accordi concordatari. In più, il testo licenziato da Zan adombrava una sorta di Pedagogia di Stato che avrebbe imposto ai giovani una sorta di rieducazione scolastica su base fluidic gender. In ogni caso, il centrodestra e il partito di Renzi avevano lavorato per un testo di mediazione che però è stato sempre rifiutato dal Pd, tranne qualche finta apertura dell’ultima ora di Enrico Letta ma non dello stesso Zan.
A coronamento di questa ingloriosa pagina della nostra democrazia, il commento del segretario del Pd che ha così scritto testualmente a commento del voto su Twitter: “Hanno voluto fermare il futuro. Hanno voluto riportare l’Italia indietro. Ma il Paese è da un’altra parte. E presto si vedrà”.
Un commento che è un piccolo gioiello di mentalità comunista: c’è un movimento “oggettivo” e ineluttabile della storia che va semplicemente assecondato e accelerato, non un civile confronto democratico fra opinioni diverse nella società e in Parlamento; la sinistra interpreta e anticipa il futuro radioso con il suo Partito e i suoi intellettuali “vera avanguardia del proletariato”; il Parlamento non rappresenta il Paese vero che è “dall’altra parte”; la democrazia rappresentativa è un mero simulacro rispetto alla forza di questo processo irreversibile. È la sostanza e le forme della democrazia liberale che vengono qui messe in discussione, e tanto più pericolosamente in quanto inconsciamente. E poi chiamano gli altri “fascisti”!
Corrado Ocone, 28 ottobre 2021