Vincenzo De Luca sembra tipo Pierino. O Gian Burrasca. Un po’ bastian contrario, un po’ macchietta. Le sue dirette sono ormai diventate una sorta di programma televisivo, un appuntamento da avanspettacolo cui è difficile (purtroppo) sottrarsi.
Le dirette del governatore
Abbiamo imparato a capirlo durante la pandemia, quando a turno se la prendeva coi no vax (“fateli giocare a Burraco”), con Flavio Briatore e la sua “prostatite ai polmoni” oppure con chi sperava di fare baldoria in discoteca. A tutti ha riservato un carico di freddure, molto poco politicamente corrette, sempre espresse con quella tipica flemma deluchiana. Un marchio di fabbrica. “Alla festa di laurea ci mandiamo i Carabinieri, ma con i lanciafiamme“, declamava sulla sua pagina Facebook. “Dico a voi buontemponi che vendevate per strada le zeppole. Diciamo la zeppola condita con una bella crema al coronavirus”.
De Luca, le critiche alla Nato e Zelensky
Sono passati due anni ma Vincenzo non è cambiato. Inutile anche solo sperarci. E non poteva certo esimersi dall’applicare tanta teatralità anche sulla guerra in Ucraina. Sull’invasione russa, De Luca un’idea ce l’ha, molto chiara e decisamente opposta a quella della leadership del suo partito (pure questa, va detto, non è una grandissima novità). Sentite qui. Il racconto del conflitto fatto dai giornali? Parziale e senza un “prima e un dopo”. L’avvelenamento di Abramovich? “Disinformazione”. La decisione di Putin? Avventata, ma la colpa è anche dell’Ucraina che ha fornito allo Zar “l’alibi” perfetto, ovvero la richiesta di entrare nella Nato. Il principio secondo cui ogni Paese è libero di scegliere se entrare nell’Alleanza Atlantica? Una “enorme stupidaggine” spacciata da Europa e Stati Uniti. L’autodeterminazione dei popoli? “Una sciocchezza”, o meglio “una mistificazione”, visto che l’Occidente ha fatto peggio di Putin a Belgrado, in Siria, in Iraq, in Libia e in Afghanistan.
De Luca contro Zelensky
Insomma, da oggi De Luca potrebbe far concorrenza ad Alessandro Orsini nei talk show di prima serata: la pensano quasi uguale. Sulle cause della guerra, innanzitutto: il governatore ormai rischia il bollino di “putinista”. Ma anche sull’eccesso di armi inviate a Kiev o sui reali interessi degli Stati Uniti, che sembrano preferire il regime change alla fine delle ostilità. A dire il vero, he De Luca la pensi all’opposto di Enrico Letta non è che sia un male, anzi. Il sale della democrazia è il dibattito, non l’irregimentazione delle idee nel pensiero unico (del virus prima e della guerra adesso). Farà però discutere la stilettata riservata dal governatore della Campania a Volodymyr Zelensky: “L’Ucraina ha vinto la guerra della comunicazione. Comincio a chiedermi dove trova il tempo, Zelensky, a collegarsi ogni giorno con un Parlamento diverso. Lo capiremo tra qualche mese”.
Pierino ha colpito ancora. Cosa dirà il segretario Pd?