Criticando il trenino di De Magistris in un’aula occupata, me la sono bonariamente presa con i napoletani che per la seconda volta lo hanno confermato. Ho ricevuto questa splendida lettera, lunga ma avvincente, da parte di uno di voi assidui del sito e gli ho chiesto il permesso di pubblicarla. Si tratta di uno spaccato del mondo che gira intorno al Sindaco, ma anche degli altri partiti campani. Tutta da leggere.
“Carissimo Nicola, voglio ringraziarti per quello che hai detto su de Magistris nella Zuppa di Porro di stamattina. Tuttavia, da napoletano – che non ha votato de Magistris e si batte quotidianamente per difendere il proprio quartiere dalla sua strafottenza – devo però fare una necessaria precisazione. Al ballottaggio del 19 giugno 2016 Luigi de Magistris è stato rieletto sindaco con quasi il 67% dei consensi contro poco più del 33% del suo avversario di centrodestra Gianni Lettieri. Un risultato notevole, tanto da inculcare nel primo cittadino partenopeo la convinzione di aver ricevuto un’investitura plebiscitaria, in virtù della quale si ritiene depositario di un potere che l’autorizza a comportarsi come un monarca assoluto borbonico.
Peccato però che alle urne si recò quel giorno nemmeno il 36% degli elettori (contro un 54% del primo turno): da dati della commissione elettorale, su 788.291 aventi diritto, hanno votato in soli 278.081, e di questi appena 185.907 hanno optato per de Magistris. Facendo un rapido calcolo, l’ex magistrato è stato riconfermato sindaco da meno di un quarto del corpo elettorale partenopeo.
Il Partito Democratico, risparmiato in modo inspiegabile dalla rottamazione renziana all’indomani della batosta alle Comunali del 2011, si è tafazzianamente sconfitto da solo puntando su Valeria Valente, una sorta di Rosetta Iervolino 2.0, della cui giunta era stata anche assessore e che è apparsa a tutti come un’ appendice di quel partito che cinque anni prima, travolto dalla crisi dei rifiuti, non era arrivato nemmeno al ballottaggio.
Il Movimento 5 Stelle è sembrato poi quasi aver stipulato con de Magistris un patto di non belligeranza. I grillini sono finiti fuori dal ballottaggio con appena il 9,6% dei voti, frutto di una campagna elettorale in cui si sono visti poco e sentiti ancora meno: un risultato fin troppo lusinghiero se pensiamo che le stesse “comunarie” tenute via web avevano portato a correre per la poltrona di sindaco l’anonimo ingegner Matteo Brambilla. Cognome milanese, nativo di Monza ma trasferitosi a Napoli per amore, accento spiccatamente lombardo e tifoso della Juventus, il candidato dei Cinquestelle aveva tutto ciò che serviva per non vincere (come poi è stato) in una città dove negli ultimi anni calcio, politica e campanilismo sono diventati un tutt’uno.
L’attuale situazione politica in cui versa la città non vede immune da colpe neanche il Centrodestra: il basso spessore dei candidati PD e M5S aveva posto Forza Italia e Fratelli d’Italia in pole position per Palazzo San Giacomo, ma i due schieramenti non sono stati in grado di presentare una candidatura unica e hanno pagato le conseguenze per il sostegno a candidati “bolliti” (Gianni Lettieri e Marcello Taglialatela), per nulla in grado di intercettare il consenso dei moderati.
Quello che è accaduto va ben al di là della boutade. Per due motivi.
1) Il Sindaco, figura istituzionale, partecipava ad una festa privata organizzata in un luogo pubblico abusivamente occupato dal Centro sociale Insurgencia, vicinissimo alla sua amministrazione. Il festeggiato era Egidio Giordano, leader di attivisti “antifascisti” che de Magistris nel corso degli anni ha utilizzato più volte come sua milizia privata per aggredire avversari politici e impedire lo svolgimento di legittime manifestazioni politiche a lui non gradite, tenute da partiti di destra (Lega, Forza Italia, FdI, Casapound) ma anche di sinistra (MdP – Articolo 1, PD).
Un servigio reso che ha spinto il primo cittadino a ricompensare i suoi amici con misure politiche ad hoc: l’ordinanza anti-movida dello scorso autunno, contro il rumore nelle ore notturne nel centro storico, non riguardava la zona di Via Mezzocannone, dove, nei locali luogo della festa sopracitata, gli attivisti di Insurgencia hanno allestito una vera e propria attività di somministrazione alimentare, in barba ai regolamenti Asl e comunali, che di fatto (oltre a violare le più elementari norme igienico-sanitarie, a frodare il fisco e a fare concorrenza sleale ai tanti esercenti onesti della zona) crea per tutta la notte trambusto e disagio per i poveri residenti.
2) Egidio Giordano è il compagno della consigliera comunale Eleonora de Majo, la pasionaria dalle pulsioni fortemente antisemite che, dopo aver definito nel dicembre 2015 su Facebook gli israeliani “popolo di porci negazionisti”, venne premiata dallo stesso de Magistris con una candidatura con DemA alle elezioni del 2016, grazie alla quale è entrata in Consiglio comunale.
Dichiarazioni al limite della violazione della Legge Mancino, per le quali né la de Majo, né tantomeno il suo padrino politico si sono mai scusati. Tramite la de Majo, Insurgencia esercita un forte condizionamento politico su de Magistris: basti pensare a quando lo scorso autunno ha imposto (e ottenuto) che il Comune non desse applicazione al Decreto Minniti come contrasto ai venditori di merce abusiva e contraffatta nel centro storico, pedine di tante attività illecita gestite dalla camorra, il cui intento di infiltrare a proprio vantaggio i centri sociali – come ha scritto Stefano Folli su Repubblica nel 2016 – è ancora da quantificare.
De Magistris non rappresenta più la cittadinanza, né si cura più degli interessi della collettività, essendo ostaggio di quelli esclusivi di una forza occulta come quella antagonista.
E quando una forza occulta traccia l’indirizzo politico di un Comune, portandolo di fatto sulla via della costante violazione di legge (un motto del sindaco è “preferisco la giustizia alla legalità”), la democrazia è in pericolo: forse non è un caso che Potere al Popolo, il partito plasmato da de Magistris e con il quale ha candidato alle ultime elezioni politiche molti suoi uomini vicini all’area antagonista, abbia presentato un programma per applicare all’Italia un modello Venezuela…
Ti ringrazio per l’attenzione, e mi scuso per la lunghezza di questa lettera.