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Decreto Albania, cambio di passo: cosa succede ai centri per migranti

Il Consiglio dei ministri vara il decreto che prevede l’attivazione delle due strutture anche come Cpr per le espulsioni dei migranti irregolari

Meloni migranti Albania
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Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Albania. Il provvedimento prevede la riconversione dei centri di Shengjin e Gjader in Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). Queste strutture potranno ospitare migranti irregolari già presenti in Italia e in attesa di espulsione. “Stiamo pensando ad una prossima riattivazione almeno per una componente delle funzioni di quel centro, che è già esistente: quella di centro per i rimpatri”, ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Questo in attesa che la Corte di giustizia europea emetta la sentenza sui Paesi Sicuri o che l’Europa introduca un regolamento, come intende fare, che renda facilmente attuabile il trattenimento in Stati Terzi di migranti arrivati da Paesi ritenuti sicuri.

Come funzioneranno i centri

I migranti potranno essere trattenuti nei centri albanesi fino a 18 mesi, il tempo necessario per completare le pratiche di rimpatrio. Il governo italiano considera questa soluzione un modo per “alleggerire la pressione sulle strutture di accoglienza” in Italia. Il trasferimento riguarderà persone già sottoposte a decreto di espulsione, non dunque solo i richiedenti asilo provenienti da Paesi considerati sicuri. La speranza è che i giudici, chiamati comunque a dare il via libera al trasferimento in Albania dei migranti in attesa di espulsione, non si mettano di traverso anche questa volta con chissà quale scusa.

Il governo sostiene di aver condiviso “in via informale” il piano con la Commissione europea, senza però inviare il testo completo del decreto. Da Palazzo Chigi si fa sapere che “contrariamente a quanto affermato dalla stampa, l’accordo con l’Albania non vieta questa modifica”. Il decreto che rivede la legge di ratifica dell’accordo, infatti, “non contrasta con l’articolo 72 della Costituzione, che vieta solo i decreti legge per l’autorizzazione della ratifica, ma non per le norme dell’adattamento dell’ordinamento italiano contenute nella legge di ratifica”. Non mancano infatti i precedenti.

Le modifiche alla cittadinanza

Nella stessa seduta è stato approvato un decreto che modifica le regole per ottenere la cittadinanza italiana per ius sanguinis. Ora sarà necessario dimostrare un legame effettivo con l’Italia, come la residenza della madre nel Paese per almeno due anni dopo la nascita. Il governo vuole così contrastare quello che definisce “traffico di passaporti italiani”, soprattutto in America Latina.

Le critiche delle opposizioni

Alfonso Colucci, deputato del M5S, ha accusato il governo di “fare il gioco delle tre carte”. Secondo le opposizioni, per trasferire migranti in Albania sarebbe necessario riscrivere il Protocollo con l’Albania e farlo approvare dai Parlamenti di entrambi i Paesi. Colucci parla di “accanimento su un progetto ormai fallimentare” che ha già comportato sprechi di denaro pubblico.

Altri provvedimenti approvati

Il Cdm ha anche varato il primo decreto per l’abolizione del test d’ingresso a Medicina, che sarà sostituito da un semestre ad accesso libero con prove da superare. Approvata inoltre una norma contro i “diplomifici”, che vieta di fare 4 anni di scuola in 1 e introduce l’obbligo del registro elettronico.

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