Inoltre – e qui casca veramente l’asino – perché chi pratica sport all’aperto non corre il rischio di prendere o di trasmettere il virus, al contrario di un poveretto che magari passeggia per favorire la digestione? Infine, anziché umiliare le persone con queste misure degne del grande fratello orwelliano, non sarebbe giunto il momento di puntare, sul modello della Svezia, su alcune raccomandazioni di buon senso?
Se dopo oltre un anno di durissimo regime sanitario ci ritroviamo ancora al punto di partenza, con un comitato di salute pubblica che vuol salvare il mondo distinguendo l’attività motoria da quella sportiva, vuol proprio dire che per questo disgraziato Paese non c’è più speranza.
Claudio Romiti, 2 aprile 2021