Politica

Decreto flussi, quegli “artifici di Satana” del racket che fa entrare migranti

Pagano fino a 15mila euro a pratica per avere un permesso di soggiorno dietro la parvenza di un lavoro che in realtà non c’è

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I decreti flussi sono un escamotage per far entrare i migranti? La gran parte dei cittadini stranieri che ottengono il permesso di ingresso, e delle imprese che li hanno richiesti, non si presenta agli sportelli per l’immigrazione per confermare il rapporto di lavoro? Sì e si sapeva. Ma ben venga l’allarme del presidente del Consiglio. Anche se verrebbe da dire “meglio tardi che mai” visto che fino a poco tempo fa, i click day venivano difesi a spada tratta.

Ma ancora peggio chi, per anni, di fronte a quanti denunciavano (pochi per la verità) che c’era qualcosa che non tornava, preferiva fare spallucce. Le avvisaglie che qualcosa non tornava c’erano già tutte. Del resto, se da un lato le imprese continuano a chiedere lavoratori, ma dall’altro ci sono 500mila stranieri disoccupati e circa 100mila che ne arrivano ogni anno in modo regolare, è piuttosto lampante che qualcosa nel meccanismo di reperimento dei lavoratori non torna.

Tra le comunità di migranti che più utilizzano questa via di ingresso troviamo quella Bengalese ma se qualcuno, in questi anni li avesse ascoltati, si sarebbe accorto che erano gli stessi rappresentanti della comunità bengalese a denunciare il fenomeno. “Satanerie”, così la comunità bengalese definisce sanatorie e simili come i decreti flussi che non sono altro che sanatoria mascherate. In pratica “artifici di Satana”, perché spingono i migranti in un racket, quello per cui arrivano a pagare fino a 15mila euro a pratica. Il tutto per avere un permesso di soggiorno dietro la parvenza di un lavoro che in realtà non c’è.

C’è il mediatore solitamente bengalese, c’è il datore di lavoro solitamente italiano e compiacente che si presta a offrire un lavoro fittizio in cambio di tante migliaia di euro. Un’altra avvisaglia? Ne avevamo parlato nel 2020 ai tempi della misura messa in campo dall’allora ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova. Ebbene, l’80% delle richieste di lavoro come badanti provenivano da bengalesi maschi, comunità che non ha alcuna familiarità con il lavoro di badante che vede impegnate soprattutto donne originarie di paesi come l’Ucraina, l’Europa dell’Est o le Filippine. In pratica, anche qui, si trattava per lo più di lavori che non c’erano…

Come denuncia da tempo Natale Forlani, già Direttore generale della Direzione dell’Immigrazione presso il Ministero del Lavoro e attuale presidente dell’Inapp, il problema principale è il mercato del lavoro. E anche qui le spie c’erano tutte, ad esempio i contratti sempre più rarefatti, sempre più brevi, pochi giorni, poche ore perché il grosso è lavoro nero… lavoro spesso sfruttato, malpagato, quello su cui si reggono interi settori lavorativi dall’edilizia alla ristorazione.

Anche qui, forse chi di dovere, se avesse davvero avuto a cuore i diritti dei lavoratori, i tanto decantati diritti dei migranti ecc ecc avrebbe potuto fare due conti: se c’è tutta questa domanda di lavoro apparentemente in regola, com’è possibile che il 40% dei poveri in Italia siano stranieri? Forse perché vivono di lavori che non sono quelli regolari di cui parlano i decreti flussi da anni? Forse perché si arrangiano con lavori irregolari e mal pagati?

Francesca Ronchin, 6 giugno 2024

Autrice del libro IpocriSea, le verità nascoste dietro i luoghi comuni su immigrazione e Ong (Aliberti, 2022). Lavora per la RAI. Suoi scritti sono apparsi su Corriere della SeraLa Verità, PanoramaAnalisi Difesa e altri.

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