Queste modifiche sono il frutto di un ragionevole bilanciamento tra principi costituzionali, e renderebbero quanto previsto dal decreto meno invasivo, con conseguente tutela sia del lavoro che della salute. Insomma, le soluzioni di compromesso ci sono.
Non è giusto che i cittadini vaccinati paghino i tamponi a quelli che hanno deciso di non vaccinarsi. Una obiezione questa che spesso si sente ripetere, ma non sta in piedi. La campagna vaccinale è costata finora allo Stato circa 1,5 miliardi di euro, cifra destinata a salire – secondo le stime – fino a 5,7 miliardi. Non si vede allora perché lo Stato non possa stanziare poche centinaia di milioni di euro per garantire al 20% della popolazione non vaccinata la gratuità dei tamponi o un dimezzamento del loro prezzo.
Il governo purtroppo va avanti per la sua strada e non intende tornare su suoi passi, ma il decreto-legge – perché conservi i suoi effetti – deve essere convertito in legge dalle Camere entro sessanta giorni, pena la perdita di efficacia sin dalla data della sua entrata in vigore. Finora il Parlamento, da quando è scoppiata la pandemia, si è sempre limitato a ratificare le decisioni del governo. Ora però siamo di fronte ad un nodo decisivo che intacca la vita di milioni di lavoratori e quasi due milioni di studenti universitari. Se si vuole evitare che in autunno si infiammino le piazze e aumentino le proteste da parte di lavoratori e studenti un modo ci sarebbe. Il Parlamento con la legge di conversione potrebbe modificare le disposizioni del decreto. Lo farà? non lo sappiamo, ma la Lega potrebbe almeno provarci.