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Decreto Rilancio, ecco come saranno usati i 55 miliardi di deficit

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Altri 18,9 miliardi portano a 29,2 miliardi il totale di interventi a favore dei lavoratori (di cui 6,8 per parasubordinati e autonomi), mentre arrivano finalmente anche 12,3 miliardi di aiuti non soltanto finanziari alle imprese.

Dal punto di vista dei saldi finanziari, il decreto Rilancio (DL 19.5.2020 n. 34) sfrutta quasi fino all’ultimo euro i margini di scostamento di saldo netto da finanziare, fabbisogno di cassa e indebitamento netto che il Governo si era fatto autorizzare dal Parlamento in aprile, in occasione dell’approvazione del Def 2020. E ad essi aggiunge sul 2021, altri 3 miliardi attinti azzerando per quell’anno il “Fondo per il cashback” (accantonato in occasione del legge di bilancio per il 2020), sul quale rimangono però tutt’ora disponibili per future coperture gli ulteriori 3 miliardi sul 2022.

Al netto del costo del maggior debito indotto, il deficit 2020 cresce di 54.994 milioni per finanziare in particolare:

  • circa 5,5 miliardi di interventi nel Titolo I dedicato a salute e sicurezza;
  • circa 17 miliardi di interventi nel Titolo II dedicato al sostegno di imprese e economia, di cui 12,3 miliardi di interventi diretti a favore delle imprese (tra cui 3,9 miliardi di riduzione Irap, 6,2 miliardi di contributo a fondo perduto, 1,6 miliardi di credito di imposta su canoni per locazioni commerciali e affitti di azienda, 0,6 miliardi per minori oneri di sistema sulla bolletta elettrica), 4,3 miliardi di garanzie pubbliche su finanziamenti bancari e 400 milioni di altri interventi residuali;
  • circa 18,9 miliardi di interventi nel Titolo III dedicato al sostegno dei lavoratori, di cui 12,5 miliardi di interventi a favore dei lavoratori dipendenti, 3,8 miliardi di interventi a favore di lavoratori parasubordinati e autonomi, 1 miliardo di reddito di emergenza e 1,6 miliardi di altri interventi residuali;
  • 300 milioni di interventi nel Titolo IV dedicato alla famiglia e alla disabilità;
  • circa 5,6 miliardi di interventi nel Titolo V dedicato agli enti territoriali;
  • circa 1,9 miliardi di interventi nel Titolo VI dedicato alle misure fiscali, tra cui 0,6 miliardi per alzare da 700.000 euro a 1 milione il tetto annuale di compensazioni fiscali e 0,2 milioni per la proroga dei termini delle notifiche degli atti di accertamento, contestazione, eccetera);
  • 100 milioni per il sostegno pubblico allo svolgimento ordinato delle liquidazioni coatte delle piccole banche, di cui al Titolo VII;
  • circa 2,6 miliardi di interventi a favore del turismo e della cultura (nonostante, a dire il vero, ne fossero stati annunciati per 4 miliardi), di cui 1,6 miliardi per il discusso “bonus vacanze con l’Isee”, 0,3 miliardi di riduzione di Imu e Tosap a favore degli operatori economici, 0,6 miliardi di stanziamenti a fondi per il turismo gestiti dal Ministero e 0,2 miliardi di altri interventi residuali;
  • circa 130 milioni di interventi a favore dell’editoria;
  • circa 1,1 miliardi di interventi a favore dei trasporti;
  • circa 700 milioni di interventi a favore dell’agricoltura;
  • circa 1,5 miliardi di interventi in materia di istruzione.

Sempre sul 2020, a queste misure che impattano sull’indebitamento netto, si aggiungono i 12 miliardi per assicurare la liquidità dei debiti della Pa che impattano solo a livello di fabbisogno di cassa (oltre che, ovviamente, di saldo netto da finanziare), così come i 4 miliardi accantonati al fondo per la sottoscrizione di nuove obbligazioni o titoli di debito emessi da Pmi e i 3 miliardi per il “l’investimento senza fondo” che è Alitalia.

Infine, da ricordare, due voci molto rilevanti che non impattano né sul fabbisogno, né sull’indebitamento netto, ma solo a saldo da finanziare, ossia i 44 miliardi destinati al “Patrimonio Rilancio” gestito da CdP per gli investimenti in società quotate italiane “non bancarie o assicurative” con fatturato superiore a 50 milioni di euro , nonché i 30 miliardi a fronte dei 400 miliardi di garanzie pubbliche che possono essere rilasciate da Sace (sulla opacità della scelta di non imputarne nemmeno una parte anche a indebitamento netto).

Negli anni immediatamente successivi al 2020, il Decreto Rilancio impatta sull’indebitamento netto per 24,6 miliardi nel 2021 e 32,5 miliardi nel 2022. La parte assolutamente prevalente di questa voce è riconducibile alla definitiva sterilizzazione degli aumenti di aliquote Iva e accise (19,8 miliardi sul 2021 e 26,7 miliardi sul 2022).

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