“Deficit eccessivo”. E l’Ue apre procedura di infrazione per l’Italia

Per Bruxelles “permangono vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività”

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L’Italia è in buona compagnia, ma non c’è molto da sorridere. Insieme ad altri sei Paesi, per Roma si apre la procedura d’infrazione Ue per deficit eccessivo. Ora si avvia un iter che in autunno si tradurrà in impegni per il rientro a tappe forzate dei conti. Una volta effettuati i passaggi previsti, la Commissione europea metterà sul tavolo una serie di raccomandazioni al Consiglio sul rientro del disavanzo nel pacchetto di autunno del semestre europeo. Oltre all’Italia, coinvolte Francia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia.

“La procedura di infrazione non è una notizia, era ampiamente prevista, l’avevamo detto già un anno fa. D’altronde con il boom di deficit indotto dalle misure eccezionali non potevamo certo pensare di stare sotto il 3%”, il primo commento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Abbiamo un percorso, avviato dall’inizio del governo, di responsabilità della finanza pubblica sostenibile, che è apprezzato dai mercati e dalle istituzioni Ue: andremo avanti così, quindi non è niente di sorprendente”.

La Commissione europea ha messo nero su bianco una relazione circa il rispetto dei vincoli per disavanzo e debito pubblico, che sono da tenere rispettivamente entro il 3 e il 60 per cento del Pil. Archiviata l’era Covid, il Patto di stabilità non è più sospeso. Come riportato da Sky Tg24, il Patto viene applicato per la prima volta nella formula rinegoziata in vigore da fine aprile. Prevista una rivoluzione sul ritmo per il rientro del deficit eccessivo, oltre a introdurre un controllo dei conti con le traiettorie pluriennali di spesa.

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Secondo la Commissione europea, Roma si trova in una situazione di squilibrio, pur migliorando il giudizio dallo “squilibrio macroeconomico eccessivo” del 2023. In Italia “permangono vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune debolezze residue nel settore finanziario, che hanno rilevanza transfrontaliera”, l’analisi dell’Europa. Il rapporto debito pubblico/Pil, “notevolmente diminuito” dal picco del Covid, “è ancora elevato, pari a oltre il 137% del Pil nel 2023, e si prevede che la tendenza al ribasso si invertirà quest’anno e il prossimo. Questa inversione è attribuita a un ampio aggiustamento stock-flussi che aumenta il debito, a disavanzi pubblici ancora consistenti, anche se in diminuzione, nonché a una minore crescita del Pil nominale”. Nel suo intervento, il governo Ue ha rimarcato che l’analisi della sostenibilità del debito indica rischi elevati nel medio termine. Questi i dati snocciolati: “Secondo le proiezioni decennali di base, il rapporto debito pubblico/Pil aumenta costantemente fino a circa il 168% del Pil nel 2034. La traiettoria del debito è sensibile agli shock macroeconomici. Secondo le proiezioni stocastiche, che simulano un’ampia gamma di possibili shock temporanei alle variabili macroeconomiche, esiste un’alta probabilità che il rapporto debito/Pil sia più elevato nel 2028 che nel 2023”.

E ancora, è stato posto l’accento sulla necessità di riforme e investimenti per “superare le carenze strutturali e promuovere condizioni favorevoli alla crescita della produttività. Poi sul Pnrr, è essenziale mantenere il ritmo di attuazione, ma sarebbero necessari ulteriori sforzi politici. Nel nostro Paese, continua la Commissione, “sono chiaramente necessarie ulteriori azioni per ridurre l’elevato rapporto debito pubblico. Il patto di stabilità e crescita riformato, compresa l’applicazione della procedura per i disavanzi eccessivi, offre un meccanismo di sorveglianza adeguato e forte per affrontare i rischi per la sostenibilità fiscale e per integrare la sorveglianza”.

Franco Lodige, 19 giugno 2024

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