Nel suo formidabile libro Manuale di sopravvivenza a uso degli italiani onesti (Rizzoli, 1997), Sergio Ricossa ci parla di furbi (che spesso di professione fanno i politici) e di onesti (che spesso, siccome lavorano, non hanno il tempo per fare il politico).
Ad un certo punto cita un episodio di onestà che nell’Italia di oggi quantomeno stupirebbe, vista la consistenza di una maggioranza di “furbi” che tutt’ora si aggira per il bel paese: “Nel 1923 il fondatore della Snia, l’industriale Riccardo Gualino, visitò un suo amico, il banchiere biellese Gaudenzio Sella. I due confabularono a lungo. Quando Gualino se ne andò, il Sella con viso triste chiamò il direttore della banca e gli disse: ‘Volevo vendere le Snia, perché le prevedevo in calo, ma ora non lo posso più fare, perché Gualino mi assicura che il calo ci sarà per certo’.” [Ibid]
Altri tempi. Si direbbe un brano di fantascienza, considerato che all’epoca nessuna legge proibiva l’insider trading. Il Sella sembra dirci “sarà legale, ma non è morale!”.
Cambiando fronte, Einaudi ci ricordava che non tutto quanto è illegale è immorale, e che è necessario conoscere per deliberare. Ma un individuo come può deliberare la messa in atto di un comportamento se le leggi che lo vincolano sono talmente numerose, complesse ed articolate che è praticamente impossibile conoscerle? Scriveva Ricossa: “Il professor Giorgio della Casa ha calcolato che, per “essere completamente informati” sulla produzione letteraria del fisco, il più prolifero scrittore della Penisola, bisognerebbe leggere sessanta pagine al giorno di prosa sibillina, pari a circa cinque ore al giorno di decifrazione. Parliamo del fisco statale, trascurando quello locale.” [Ibid]
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In materia di fisco il politico (furbo) fa le leggi, il contribuente le dovrebbe rispettare. Perché la legge è legge: “Dura Lex sed lex: sì, ma legge dura per chi? Pacta sunt servanda: sì, ma i patti di chi? Il legislatore non fa patti, dà ordini coi quali può rompere i patti altrui. Nella nostra democrazia il contribuente non ha potere contrattuale. Ogni cittadino ha perso potere contrattuale, il contribuente più di tutti. Egli è la forma più vulnerabile che il cittadino possa assumere. O anzi è la forma del cittadino reso suddito, se non schiavo” [Ibid].
Mestiere difficile quello del contribuente, per non parlare del caso in cui gestisca anche una attività imprenditoriale, grande o piccola che sia. In quel caso è ancora più titanica l’impresa di divincolarsi nella pletora di leggi fiscali, aggrovigliate come mangrovie attorno al contribuente-imprenditore.
Lasciando per il momento da parte quelli disonesti, come può cavarsela il contribuente-imprenditore che voglia essere onesto? “Il lettore si chiederà come sia possibile che esista anche un solo contribuente in regola. Infatti non esiste, per quanto enorme sia lo scrupolo di non infrangere la legge (fino al punto di cedere volontariamente al fisco più di quanto esso sembri pretendere). In caso di ispezione delle guardie di finanza, qualche irregolarità salta fuori. [….] Forse una speranza c’è, per il contribuente italiano onesto: il miracolo”. [Ibid]
Amen.
Fabrizio Bonali, 12 aprile 2023