Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha comunicato il lockdown regionale e la richiesta di estendere la serrata a livello nazionale. Con il consueto tono perentorio, le espressioni cariche enfaticamente di paternalismo ed una ricercata retorica, da cui trapela l’angoscia per l’imminente apocalisse, lo sceriffo ha esordito con teatrante ardore: «Siate soltanto esseri umani, donne e uomini impegnati a difendere la vita della propria famiglia».
Poi ha invitato i cittadini a difendere con i denti il miracolo, non quello di San Gennaro, della bassissima percentuale dei decessi per ogni 100 mila abitanti. Nell’autoadulazione del prodigio, De Luca, come fosse un necroforo statistico, scorre la classifica delle regioni. Inizia con la capolista lombarda, 169 morti ogni 100 mila abitanti, per giungere al miracolo campano con 9 morti. Occorrerebbe spiegare a De Luca che i dati non testimoniano un fenomeno soprannaturale, essendo decifrabili dalla laica tempistica dell’insorgenza epidemica, che ha attecchito prima nelle regioni del nord. Quando i primi focolai si sono manifestati, imponendo la decretazione dell’emergenza, le regioni del sud sono state preservate dalle precoci misure di contenimento. La Lombardia e il Veneto grazie alla qualità della loro sanità sono riuscite, seppure con difficoltà, a gestire l’impatto clinico del virus. Non osiamo immaginare cosa sarebbe potuto accadere se l’infezione si fosse inizialmente propagata nelle regioni del sud, che registrano, storicamente, deficit organizzativi nel sistema sanitario. Le misure regionaliste al lockdown non rappresentano la diga eretta a difesa dalla straripante forza diffusiva del virus, ma rischiano di contribuire all’intimidazione generalizzata ed alla narrazione ipnotica del pendolo statistico che oscilla fra dati esonerati dall’approfondimento.
De Luca in questi mesi si è dedicato agli editti paternalistici ed ai predicozzi sterili, trascurando l’operatività di soluzioni capaci di gestire il “risveglio” del virus che era stato pronosticato dalla comunità scientifica. L’unica soluzione che immagina è murare i cittadini, imponendo il domicilio coatto e provocando il default economico del Paese.
L’ennesima intemerata dello sceriffo è solo utile materiale per le parodie cabarettistiche del suo principale promotore popolare: Crozza ringrazia.
Andrea Amata, 24 ottobre 2020