Il furore ideologico che si cela dietro il Ddl Zan non si ferma di fronte a nulla, nemmeno ai bambini che andrebbero lasciati fuori dal dibattito politico e non strumentalizzati per sostenere l’approvazione del disegno di legge. Non bastava il modus operandi a cui abbiamo assistito nei mesi passati con un dibattito polarizzato in cui è stato impossibile discutere nel merito una proposta di legge sbagliata non solo da un punto di vista etico ma anche nella forma e giuridicamente ma negli ultimi giorni, con l’avvicinarsi del voto al Senato, si sta intensificando la campagna politica e mediatica a favore del Ddl Zan con posizioni sempre più radicali.
Pochi giorni fa Alessandro Zan, il deputato del Pd promotore del Ddl e il rapper Fedez, hanno realizzato una diretta social in cui Zan ha parlato del tema dell’identità di genere definendola “la percezione profonda, precoce e strutturata del proprio genere” aggiungendo “sin da quando siamo bambini percepiamo qual è il nostro genere, solo che ci sono dei bambini o delle bambine che percepiscono il proprio genere che è diverso dal loro sesso biologico”.
Dopo questa premessa, Zan fa una proposta ben precisa: “Bisogna aiutare i bambini in un percorso di transizione” per cambiare il proprio sesso. Parole inaccettabili poiché riferite ai bambini che non dovrebbero essere tirati in ballo. Ascoltando le sue dichiarazioni e leggendo il testo del Ddl in cui si parla del gender nelle scuole, è impossibile non riscontrare una volontà pedagogica sul tema del gender a partire dalla tenera età.