Delirio Lgbt: il telescopio Webb è omofobo

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Sempre più difficile, signore e signori. Nel gran circo che chiamiamo umanità, dobbiamo oggi raccontarvi del telescopio omofobo. Proprio così, signore e signori, è tutto vero, non stiamo contando balle. Prova ne sia che la faccenda non è affatto fresca, sta nella dispensa della cronaca da più di 20 anni, solo che era troppo in anticipo sui tempi, oggi invece è perfetta: alla fine dei ’90, la Nasa cominciò a lavorare ad un nuovo telescopio, che, a conti fatti, sarebbe costato 10 miliardi di dollari. Sciaguratamente, qualcuno decise di intitolarlo al secondo presidente dell’ente spaziale, James Webb, in carica dal 1961 al 1968: apriti cielo, saltò fuori che Webb aveva discriminato gli scienziati non binari, ragion per cui oggi divampano le polemiche: quel telescopio non s’ha da fare, non è gender, cambiategli nome, battezzatelo con qualcuno più adatto. In effetti, Telescopio Zan suona benissimo. O anche Luxurio. Malgioglio, poi, sarebbe fantastico. A questo segno siamo dunque giunti, l’umanità non ha di meglio da fare: la woke culture si allarga all’universo, il maccartismo spaziale dei Sixties è un buco nero la cui luce deflagrante arriva ai nostri giorni e scatena furiose e giustificate polemiche.

Già lo scorso autunno, in verità, si era assistito a un rigurgito di insofferenza: gli scienziati lbgq+-x: ad accusare la Nasa: “Ohei, tì! Borghese! Qualunquista! Fascista!”. La Nasa non se ne diede per inteso, poi sembrò tornare sui suoi passi, solo che poi è tornata sui passi tornati e insomma la morale sarebbe che “Non abbiamo trovato riscontri tali da giustificare un cambiamento del nome”. Siamo in America, ma la soluzione è all’italiana: Webb era sì discriminatorio, ma “non partecipò attivamente alla persecuzione”. Omofobo, ma appena appena. Adesso che succede? Cade la Nasa? Cade Biden (questa non sarebbe comunque una notizia)? Draghi se ne va? Il Pd allarga il campo fino alle galassie più remote? L’impasse è drammatica, Mattarella non intende cedere, l’unica speranza è appesa a una dichiarazione di Chiara Ferragni, di quelle che lasciano il segno.

Dal telescopio al telescopo il passo, ho detto passo, è brevissimo. Boldrini, Cirinnà (col cane), tutto lo stato maggiore piddino è mobilitato per sanare questo ennesimo vulnus galattico: alabarda spaziale!, la cancel culture di tutto il mondo si attiva per boicottare il telescopio fascista: gufo robot gufo robot, si trasforma in un razzo (ho detto razzo) missile, coi circuiti di mille svalvole, tra le stelle sprinta e va. C’è pure chi, in un furore demolitorio, vorrebbe abolire la Nasa insieme a Nato, Noaa, Ncar, Ncep e chi più ne ha più ne smembri. Non sia mai che un simile marchingegno infame si permetta di scoprire altri pianeti, altre forme di vita: non potrebbero mai essere riconosciute, andrebbero sostituite come le statue di Colombo e di Abramo Lincoln. Con cosa? Con pianeti più politicamente corretti, asteroidi ad hoc. In fondo, se ne hanno dedicati a Zappa e Bowie, perché non ai Maneskin?

Nasa, chiedi scusa: lo chiedono 1200 scienziati progressisti, l’universo è fluido, non patriarcale, anzi cominciamo un po’ a chiamarlo univers*; non si merita guardoni omofobi, non tollera classificazioni, un giorno si sente universa, un altro universae, in corsivo, qui c’è tutto un lavoro mastodontico da fare, bisogna riscrivere tutti i libri di scienze, di astronomia, passare al setaccio le vite parallele di Galileo, Copernico, Tolomeo, Keplero, Cassini, Schiaparelli, Newton, Halley, Laplace ed è solo l’inizio, su per li rami fino ad Eratostene, Aristarco, Ipparco, Aryabatha e Cecchi Paone.

Quanto al Sistema Solare, se non collabora può andarsene a fare in culo. Qui non si guarda in faccia a nessuno! La causa dell’unigender lo esige. Oltre gli anelli di Saturno, c’è una nuova era, un nuovo spaziotempo senza padroni né schiavi (i celebri Saturnalia, giorni sacri, lo prevedevano), padroni e sfruttati, maschi e femmine, un carnasciale continuo in cui tutto si mescola con tutto. E, quando ci arriveremo, non avremo più bisogno di telescopi offensivi e nei Planetari ci faremo tante feste arcobaleno. Per il momento, bisogna lottare. Senza abbassare la guardia, né deflettere di un milionesimo di millimetro: l’universo è sconfinato, ma ogni pazienza ha un limite e qui è la civiltà stessa ad essere sotto attacco. La rivoluzione, compagni, non è un pranzo di gala ma una merenda di galassia, una sfida cosmica di guerre stellari contro il conformismo reazionario e bigotto.

L’astronomia violetta non aspetta, quella a raggi gamma ha mandato un telegramma: “Nasa! Nasa! Per te è tabula rasa!” Per questo, oggi come oggi, aprire una crisi sarebbe da irresponsabili: con una simile priorità non si scherza, il Pd, sempre all’avanguardia sui diritti sociali in ogni dimensione, ha già presentato una proposta di legge, per intestare il telescopio a Mario Mieli. Se Conte fa cascare il governo, se ne assume ogni responsabilità per tutto l’universo.

Max Del Papa, 14 luglio 2022

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