Cronaca

Delirio virale: va operata di tumore, ma le chiedono il tampone

Dai protocolli negli ospedali a quelli nei cantieri edili, le imposizioni sul virus non vedono fine

© gorodenkoff e inkdrop tramite Canva.com

In tema di deliri burocratici di stampo virale, lunedì scorso la madre di un mio amico ha subito un complesso e lungo intervento chirurgico per asportare un tumore. Il medico che l’ha operata d’urgenza ha dichiarato che, in assenza dell’intervento, la paziente nel giro di tre giorni avrebbe rischiato una prematura dipartita. Ebbene, la fortuna – se così la vogliamo definire – ha voluto che dopo aver eseguito il sempre più inutile e dannoso tampone anti-Covid, la degente sia risultata negativa, altrimenti si sarebbe dovuto attendere che ella si negativizzasse prima di portarla in sala operatoria, con tutte le nefaste conseguenze del caso.

Sempre lo stesso amico mi ha riferito di un altro parente, ricoverato d’urgenza nell’estate del 2022 per un infarto, quando oramai non c’era più alcuna emergenza virale nei nostri ospedali, che fu rimandato a casa per una settimana perché risultato positivo al tampone, sebbene fosse asintomatico. In quest’ultimo caso i medici, prima di inserire un paio di by pass nel paziente, dovettero attenersi scrupolosamente ai demenziali protocolli anti-Covid, i quali, come mi viene costantemente testimoniato da tante persone sparse nella Penisola, continua ad infestare le nostre già affaticate strutture sanitarie.

In questo senso si ha l’impressione, al pari di tanti altri assurdi protocolli che in ogni campo dovrebbero salvaguardare la sicurezza dei cittadini, che quello che ancora regola la diffusione di una malattia oramai al livello di un comune raffreddore si sia saldamente aggiunto alla nostra assai tipica stratificazione di norme assurde. Norme ai limiti del delirio che i tanti, troppi azzeccagarbugli in mezze maniche che gestiscono la stessa sicurezza da una scrivania, senza saper né leggere e né scrivere, continuano ad imporre a tutti i livelli della vita sociale e professionale.

Tant’è che, a tale proposito, martedì scorso mentre mi trovavo in quel di Todi per un impegno improrogabile, mi sono imbattuto in un piccolo cantiere edilizio nel quale, a fianco del classico cartelletto recante le date e le autorizzazioni di prassi, era posto in bella vista un gigantesco manifesto che riportava il solito, infinito elenco di norme anti-Covid, tra cui l’esortazione a “disinfettarsi frequentemente le mani”. Considerando che nel cantiere in oggetto non credo che operassero medici e infermieri, bensì muratori e manovali, ciò rende perfettamente l’idea del livello di idiozia virale che ancora permane a tutti i livelli in questo disgraziato Paese.

Ancora una volta, segnatamente a ciò che accade in un sistema sanitario sempre più afflitto da lunghissime liste d’attesa, ci rivolgiamo al nostro immarcescibile ministro della Salute, il quale avrebbe il potere di mettere la parole fine quanto meno alla pratica umiliante ed autodistruttiva dei tamponi-lasciapassare per qualsiasi intervento chirurgico. Si tratta di una pratica assurda che, con tutta evidenza, rallenta e appesantisce il lavoro degli operatori sanitari, creando ulteriore disagio a chi soffre di  gravi e gravissime patologie.

Claudio Romiti, 2 ottobre 2024

Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis)