Società

Delirio woke: i cani soldato sono razzisti

L’esercito australiano si piega al perbenismo “inclusivo”: nel mirino l’uso dei cani. E i droni diventano “velivolo senza equipaggio” per non usare la parola “uomini”

woke cani razzisti © labsas e shaunl tramite Canva.com

All’interno delle società contemporanee, le istituzioni militari si trovano spesso a dover bilanciare la conservazione delle tradizioni con la necessità di adattamento ai cambiamenti sociali e culturali in atto. Anche a quelli folli. L’esercito australiano (ADF) si colloca al centro di questa dinamica, essendo recentemente diventato oggetto di vivaci dibattiti per le sue politiche volte a integrare una maggiore sensibilità culturale e rispetto per la diversità.

Una delle misure introdotte dall’ADF che ha suscitato notevole attenzione riguarda le direttive per i conduttori di cani militari. Questi ultimi sono stati istruiti ad utilizzare i cani solo in “circostanze ragionevoli”, nel tentativo di prevenire conflitti con specifiche sensibilità culturali, come quelle presenti in alcune comunità islamiche, dove i cani possono essere visti come impuri o offensivi. Questa iniziativa, come riportato dal Daily Mail, ha generato polemiche e viene da alcuni interpretata come un’inclinazione eccessiva verso una cultura delwoke“. “Ci si aspetta che coloro che dirigono o impiegano le squadre cinofile – si legge nelle nuove direttive – siano consapevoli di eventuali sensibilità culturali e, ove le circostanze lo consentano, adottino misure attive per ridurre al minimo i rischi di sensibilità culturale associati a tale utilizzo”.

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Un altro cambiamento che aveva già alimentato il dibattito è l’aggiornamento del linguaggio ufficiale all’interno dell’ADF, in particolare la sostituzione del termine “unmanned” (senza uomini) con “uncrewed” (senza equipaggio umano) nell’ambito dei droni. L’obiettivo di questa modifica lessicale è quello di promuovere un uso del linguaggio gender-neutral, anche se ha incontrato resistenze. In particolare, l’uso della parola “staff” invece di “man-hours” ha sollevato preoccupazioni per la possibilità di confusione, dato che “staff” ha un significato ben specifico all’interno dell’esercito.

La questione del linguaggio neutro in termini di genere ha provocato controversie anche per quanto riguarda il modo in cui i caduti vengono commemorati. L’adozione di pronomi di genere neutro per i soldati caduti è stata criticata da coloro che percepiscono questo cambiamento come un’allontanamento dalle tradizioni militari in favore di un’agenda politica progressista.

Queste iniziative di sensibilità culturale hanno sollevato interrogativi sull’effetto che possono avere sulla capacità operativa dell’ADF. Le opinioni sono divise: alcuni esprimono timori che tali politiche possano distrarre dalle priorità fondamentali come l’efficacia e la prontezza bellica, mentre altri ritengono che una maggiore inclusione e sensibilità possano effettivamente arricchire e potenziare le forze armate.

Durante il mandato del precedente Ministro della Difesa, Peter Dutton, era stata espressa una chiara posizione contraria alla promozione di politiche “woke”, sottolineando l’importanza di concentrarsi sulle priorità operative dell’ADF, soprattutto in un contesto di tensioni internazionali e preoccupazioni sanitarie a livello globale. Con l’arrivo del nuovo governo nel 2022 e la nomina di Richard Marles a Ministro della Difesa, si è tuttavia verificato un cambiamento di direzione: Marles ha ribadito l’importanza di un ambiente di lavoro inclusivo e diversificato per il benessere e l’efficacia delle forze armate, annullando il divieto imposto dal suo predecessore.