Il Brasile difende la dittatura nicaraguense nell’Organizzazione degli Stati Americani
Il governo del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, attraverso la sua missione permanente presso l’Organizzazione degli Stati americani (OAS), ha chiesto di introdurre modifiche a un documento che sarà presentato questa settimana da un gruppo di paesi che denuncia il grave deterioramento dei diritti umani in Nicaragua. Il Brasile sta cercando di indebolire il messaggio, chiedendo ad esempio di cancellare una frase che esprime “preoccupazione per i rapporti sul deterioramento della situazione dei diritti umani delle donne, dei popoli indigeni e degli afro-discendenti”, o un’altra che afferma che “il peggioramento delle condizioni ha portato centinaia di migliaia di nicaraguensi a lasciare il paese dal 2018.”
Annullata la riunione Mercosur-Unione europea
Il previsto incontro faccia a faccia tra il Mercosur e i negoziatori dell’Unione europea (Ue) a Buenos Aires, in Argentina, è stato rinviato. Il rinvio è una mossa tattica del Brasile per concedere più tempo a una controproposta riguardante l’aspetto dell’accordo relativo agli appalti pubblici.
L’accordo preliminare del 2019, firmato dall’amministrazione del presidente Jair Bolsonaro, prometteva un accesso completo agli appalti nel Mercosur per le aziende europee oltre a una serie di controlli ambientali per evitare produzioni fatte disboscando l’Amazzonia, ma su questi due punti Lula si oppone.
Il Brasile scende al 60° posto su 64 paesi nella classifica della competitività globale del 2023
La classifica, condotta dall’International Institute for Management Development (IMD) in collaborazione con il Centro per l’innovazione e l’imprenditorialità della Fondazione Dom Cabral, valuta la competitività economica dei paesi. Peggio del Brasile solo Sud Africa, Mongolia, Argentina e Venezuela.
Deportazioni lampo denunciate al confine meridionale del Messico
Le autorità del Chiapas restituiscono i migranti che attraversano il Guatemala nel loro viaggio verso gli Stati Uniti e le espulsioni si moltiplicano dopo la fine del Titolo 42 e l’accordo migratorio tra Biden ed AMLO. La Tunisia di Biden insomma è il Messico e il Guatemala, dove si vota domenica, ora si fa carico suo malgrado del problema.
Paolo Manzo, 21 giugno 2023
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