Mentre oggi, in Italia, scatta l’obbligo vaccinale per gli Over 50 e chi non è in regola (circa mezzo milione di cittadini) non può neppure più andare al lavoro, dobbiamo consolarci pensando che un altro Stato democratico liberale sta subendo una svolta ancora più autoritaria. Stiamo parlando, come avrete già indovinato, del Canada.
Trudeau sospende i diritti civili
Il premier Justin Trudeau ha infatti presentato ieri la legge che introduce lo stato d’emergenza. Si tratta di una sospensione dei diritti civili al fine di ripristinare l’ordine, una legge da tempo di guerra insomma. E il motivo è quello di sgomberare, anche con la forza, i presìdi dei camionisti del Freedom Convoy, la protesta contro l’obbligo vaccinale che è giunta alla sua terza settimana. Trudeau, evidentemente, sente mancare il terreno politico sotto i piedi, considerando che anche l’Ontario (la provincia che comprende Toronto e la capitale Ottawa) ha revocato il pass vaccinale, dopo che Alberta, Quebec e Saskatchewan hanno stilato le loro road map per uscire dall’emergenza pandemica. Andando in contromano a tutta forza, Trudeau ha deciso di forzare la mano e forse la costituzione stessa, per imporre la sua linea alla Speranza.
Poteri speciali contro i no pass
La legge sullo stato d’emergenza, che dovrà essere approvata dal parlamento entro questa settimana, una volta introdotta conferirà al governo poteri straordinari per trenta giorni. Per farlo scattare , la legge canadese contempla quattro circostanze: spionaggio o sabotaggio, sovversione organizzata da uno Stato straniero, atti di violenza grave (o minaccia di scatenarli) per motivi politici o religiosi, infine atti illegali volti al rovesciamento del governo costituzionalmente legittimo. Detto in parole sintetiche: serve per prevenire una rivoluzione scatenata da una potenza straniera (e nel 1988, quando la legge venne introdotta, si pensava all’Unione Sovietica), un golpe o il terrorismo. Ma una protesta pacifica di camionisti che chiedono l’abolizione dell’obbligo vaccinale, in quale di queste categorie rientra?
Il Canada impone lo stato di emergenza
Parrebbe quasi che la politica inizi a prendere troppo sul serio le metafore usate dai media, quando si scatenano contro i no Green Pass, per cui le persone che si oppongono all’obbligo vaccinale sono equiparate ai terroristi, la prima domanda da porsi è: una volta introdotta, questa legge cosa comporterebbe? E qui incominciano i dolori, perché si tratta, appunto, di una legge da tempo di guerra. Le autorità possono, prima di tutto, dichiarare che certe aree strategiche sono off limits e devono essere evacuate con le buone o con le cattive. Porti, aeroporti, valichi di confine o le piazze di fronte alle sedi istituzionali (compresa la collina del parlamento di Ottawa) possono essere sgombrate con la forza. Secondo la legge emergenziale, il governo può ordinare ai privati di eseguire determinate funzioni di ordine pubblico. Una ditta di trattori, ad esempio, può ricevere l’ordine di rimorchiare i camion che partecipano ai picchetti. Trudeau non esclude l’uso dell’esercito, affermando che tutte le opzioni sono sul tavolo. Ma la considera come l’ultima spiaggia.
Bloccati i fondi destinati ai camionisti
La risposta non sarà solo poliziesca, ma anche finanziaria. Tutte le piattaforme per la raccolta fondi dovranno infatti registrarsi presso il Fintrac, l’agenzia del Ministero delle Finanze che traccia le transazioni finanziarie. Ed è una chiara premessa per passare al sequestro di fondi. Dopo che GoFundMe aveva, di sua sponte, congelato le donazioni per il Freedom Convoy, i donatori si erano infatti rivolti al GiveSendGo, una piattaforma che ha permesso in passato di raccogliere soldi a favore di altre iniziative conservatrici e cristiane. Adesso penserà direttamente il governo canadese a sequestrare i soldi donati alla protesta contro l’obbligo vaccinale, addirittura ricorrendo ad una legge anti-terrorismo, la Legge contro il Finanziamento del Terrorismo e del Crimine. Le istituzioni finanziarie canadesi, le banche dunque, potranno sospendere i servizi per chi ha donato, fino al congelamento dei conti. Di qui la domanda da Comma22 (argomento circolare, senza via d’uscita) che alcuni oppositori iniziano a porsi: se raccolgo fondi per un’azione legale contro l’imposizione di questa legge, il governo ha dunque l’autorità di sequestrarli e di congelarmi il conto?
Solo per questo, la fiducia fra Stato e cittadini è minata alla radice. Se lo Stato decide di sequestrare i fondi che privati stanno donando ad una causa dell’opposizione, non a un gruppo terrorista, ma a una causa dell’opposizione, pacifica e non violenta, fino a che punto si è in balìa dello Stato? E fino a che misura si potrà ancora esprimere dissenso? È vero che si tratta di una legge temporanea, ma se questa viene applicata per circostanze che non sono sicuramente quelle di una guerra, del terrorismo, di un golpe o di una rivoluzione armata, qual è il vero limite dello Stato?
Il problema è, se vogliamo dirla tutta, ancora più grottesco nel momento in cui viene proposto dal premier che viene da un partito che porta ancora il nome di “Liberal Party”. E che è figlio di Pierre Trudeau che nel 1982 introdusse la Carta dei Diritti e delle Libertà del Canada, quella invocata a gran voce dai camionisti. Con Trudeau il Liberal Party è già diventato indistinguibile dal Partito Laburista britannico. Tanto è vero che il suo governo si può legittimamente definire “laburista”. Ma cosa sta diventando adesso? Il Partito Comunista Cinese? La questione non riguarda il solo Canada, purtroppo. Basti vedere, dopo due anni di pandemia, come votano e quello che scrivono i nostri politici e intellettuali che si definiscono ancora “liberali” per capire che si tratta di un problema universale. Il liberalismo, per come lo abbiamo conosciuto finora, rischia di scomparire travolto dall’isteria emergenziale.
Stefano Magni, 15 febbraio 2022