La distinzione tra destra e sinistra viene spesso data per superata, disorientando soprattutto i giovani alle prese con i primi studi storici, filosofici, politici ed economici. Aleggia una certa confusione sull’argomento, nel non elevatissimo livello del dibattito politico attuale. Forse potrebbe essere interessante ragionare sulle similitudini, più che sulle differenze.
“Non ha importanza come si chiami un partito o un movimento politico. Importa la sua forte o debole vocazione allo statalismo e alla burocrazia, al dirigismo e all’invadenza nella vita dei privati cittadini”. (Sergio Ricossa, Come si manda in rovina un paese – Rizzoli 1995).
Se si osserva un parlamento e si procede dal centro verso destra e verso sinistra inizialmente si noterà un allontanamento, ma procedendo ancora le estreme si avvicineranno fino a coincidere alla chiusura del cerchio.
Diceva Margaret Thatcher che i problemi nascono dal socialismo che tende a degenerare: in un caso nel socialismo internazionale, il comunismo, e nell’altro caso nel socialismo nazionale, il nazional socialismo. In effetti il partito passato alla storia con l’abbreviazione di nazista si chiamava partito nazional socialista dei lavoratori, e lo stesso Mussolini fu militante socialista e direttore di un giornale, l’Avanti, organo di quel partito.
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Nel suo formidabile “Manuale per la sopravvivenza a uso degli italiani onesti – (Rizzoli 1997)”, Sergio Ricossa scriveva: “Col 1917 e la vittoria dei bolscevichi in Russia si fa la luce, o così pare. I bolscevichi e i loro amici sono la sinistra, i fascisti sono la destra. Davvero? Macché. Bolscevichi e fascisti sono accumunati dall’odio per la borghesia […] Julius Evola: la borghesia è ‘il nemico numero uno della rivoluzione fascista’. Giuseppe Bottai: ‘Noi fascisti siamo più socialisti dei bolscevichi […]’. Ma don Lugi Sturzo, più tardi: ‘Il bolscevismo è un fascismo di sinistra, e il fascismo è un bolscevismo di destra’. […] La parentela non impedì ai fascisti di uccidere comunisti, e ai comunisti di uccidere fascisti. […] Gli estremisti di sinistra e quelli di destra si somigliano come un paio di guanti”.
Similitudini più che differenze. Vocazione allo statalismo e alla burocrazia, al dirigismo e all’invadenza nella vita dei privati cittadini, puntando al controllo e alla nazionalizzazione dell’economia e sconfinando verso regimi autoritari. Una tentazione presente anche nell’Italia dal dopoguerra in poi, con schiere sempre folte di nemici della libertà altrui, della libertà individuale e di impresa tipica di quella borghesia produttiva che vuole farsi da sé, con spirito di indipendenza, ambizione e gusto per la vita.
Scriveva Ricossa nel 1980, ma sembra scritto per ogni epoca: “In un altro luogo e in un altro momento, forse il borghese potrebbe essere meno liberista. Qui e adesso bisogna che lo sia fino alla stravaganza. È l’unico modo sicuro per distinguersi dai cialtroni, che ci assediano da ‘sinistra’ e da ‘destra’. Uno dei migliori argomenti a vantaggio del liberismo è che attualmente nessun partito italiano, nemmeno il partito liberale, sta sostenendo il liberismo. E si vede”. (Straborghese – IBL Libri – 2010).
Fabrizio Bonali, 20 novembre 2023