Cronaca

Detto, fatto: arriva il green pass eterno

Commissione europea e Oms hanno firmato l’accordo per il certificato verde globale. Il Grande fratello sanitario continua

Cronaca

Come emerge anche nell’intervista di Marco Hugo Barsotti a Francesco Simoncelli, uno dei problemi maggiori del nostro tempo è l’imporsi di un modello sociale “cinese” che punta – anche attraverso una moneta virtuale gestita dalla banche centrali – alla costruzione di un sistema di controllo generalizzato. Un altro passo verso questo futuro distopico è stato compiuto nelle scorse ore, dato che la Commissione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità hanno annunciato il lancio di una collaborazione di carattere sanitario-digitale le cui intenzioni ufficiali, naturalmente, sarebbero quelle di “fare il nostro bene” e, in particolare, tutelare la nostra salute.

In effetti, la commissaria cipriota Stella Kyriakides e il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus (un politico etiope assai peculiare, che ha costruito la sua carriera politica nel Fronte di Liberazione del Popolo del Tigrai, organizzazione marxista-leninista paramilitare), hanno deciso che l’intero apparato d’informazioni eretto in Europa attorno al green pass non sarà affatto accantonato, ma diventerà anzi il punto di partenza per la realizzazione di una gestione globale della salute pubblica, la quale dovrà poggiare su questa raccolta centralizzata delle informazioni sanitarie di ognuno.

L’Oms ritiene di dover sfruttare al massimo le innovazioni introdotte in Europa, estendendo quel modello al mondo intero, così da poter monitorare lo sviluppo e la diffusione delle future pandemie che le burocrazie internazionali non considerano possibili o eventuali, ma assolutamente certe e in qualche modo imminenti. È chiaro che quanti controllavano la nostra vita soltanto un anno fa nutrono una terribile nostalgia per quei momenti e faranno di tutto – è facile prevederlo – perché si apra presto per loro una seconda finestra di opportunità.

Chi insomma riteneva che l’esperienza del totalitarismo soft conosciuto durante la pandemia fosse alle spalle, evidentemente era un poco ingenuo. Il Grande Fratello è già tra noi e non intende uscire di scena, tanto più che il tutto ci viene presentato come volto a proteggerci da futuri rischi e a favorire la libera circolazione. Come s’è visto in questi anni, se tali erano anche le intenzioni dichiarate poi lo sviluppo è stato ben diverso: dapprima in Italia (dove il green-pass è stato usato per limitare le libertà e discriminare) e poi in vari altri paesi.

Dietro le quinte, insomma, i piccoli e grandi artefici del potere globale – che sarà sempre più basato sul controllo esercitato dall’apparato politico-burocratico e sulla totale trasparenza della società – continuano a edificare le nostre future prigioni. In questo caso, la follia europea viene proposta al il mondo intero, con l’idea di chiudere sempre più gli spazi di fuga.

Colpisce come durante la pandemia (ma allora l’informazione aveva costruito un consenso basato sulla paura di morire!) e pure adesso si levino soltanto pochissime voci a difendere quel diritto alla privacy che tali apparati stanno sempre più erodendo. Il mondo universitario, in particolare, è quasi del tutto schierato con i potenti e anzi sembra muoversi soltanto per giustificare questa o quella politica, anche nella speranza di sedersi al tavolo di comando. Il risultato è che abbiamo poteri lontani e ai più del tutto sconosciuti che stanno un po’ alla volta entrando in possesso delle nostre informazioni più riservate e che pretendono di condizionare l’esistenza dei nostri diritti all’accettazione di imposizioni autoritarie. Il tutto senza che ci siano uno straccio di lettore di Michel Foucault che abbia l’ardire di protestare!

L’obiezione rivolta a chi parla di diritti, libertà e riservatezza di fronte al processo in corso (di volta in volta giustificato con il pretesto della lotta all’evasione, la tutela della salute, l’esigenza di contrastare il terrorismo) è sempre la medesima: la tesi, infatti, è chi non ha nulla da nascondere non avrebbe nulla da temere. È la vecchi tesi di Joseph Goebbels, neppure tanto riformulata. Quanti ci comandano sanno bene che media e intellettuali sono al loro fianco e per questo motivo non hanno nemmeno tanto bisogno di inventare altri slogan. Quelli degli anni Trenta, in fondo, vanno benissimo.

Carlo Lottieri, 9 giugno 2023