Appare difficile, quasi impossibile pronosticare il futuro dei rapporti tra Usa e Ucraina dopo il disastro Trump-Zelensky. Se il presidente ucraino sembra aver fatto un passo avanti con l’intervista rilasciata alla Cnn, in cui elogia il lavoro della Casa Bianca per Kiev, Washington si aspetta un altro eclatante gesto. Secondo quanto rivelato da un funzionario europeo a Bloomberg, l’amministrazione a stelle e strisce vorrebbe delle scuse pubbliche dal presidente ucraino per ricucire i rapporti tra i due Paesi.
Un modo per tenere la barra dritta e per soddisfare quel mondo repubblicano che non vede di buon occhio le spese per sostenere l’Ucraina nella guerra con la Russia. Emblematico il j’accuse del noto senatore rep Lindsey Graham: “Zelensky dovrà cambiare radicalmente o andarsene. Non riesco a credere che la maggior parte degli americani, dopo quello che hanno visto oggi (lo scontro con Trump nello Studio Ovale, ndr), vorrebbe essere partner di Zelensky. La morte e la distruzione della guerra provocata dalla Russia devono cessare immediatamente e solo il nostro presidente americano può mettere questi due paesi sulla strada di una pace duratura. Il presidente Zelensky doveva riconoscerlo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda i più stretti collaboratori di The Donald, a partire dal segretario di Stato Marco Rubio: “L’unica persona sul pianeta che sta attivamente cercando di porre fine a questo conflitto si chiama Donald Trump, il Presidente degli Stati Uniti”. “Zelensky sta cercando di trascinare gli Stati Uniti in una guerra nucleare con la Russia da anni ormai, e nessuno lo ha chiamato in causa”, ha commentato invece il direttore dell’Intelligence Nazionale Tulsi Gabbard. Molti repubblicani non credono che Zelensky voglia la pace e hanno puntato il dito contro il suo atteggiamento: “Questo è stato l’approccio sbagliato, il momento sbagliato nella storia e sicuramente il presidente sbagliato per provare a fare questo”, ha affermato il consigliere per la sicurezza Nazionale Mike Waltz.
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La visita di Zelensky alla Casa Bianca di venerdì ha messo in luce una situazione sempre più difficile per l’Ucraina. Sebbene il presidente ucraino fosse consapevole del blocco delle forniture militari statunitensi da cinquanta giorni, non immaginava che il supporto potesse essere interrotto completamente. Dopo l’incontro con Trump, fonti dell’amministrazione americana hanno suggerito che il presidente stesse seriamente considerando di fermare tutte le spedizioni di aiuti militari, compresi radar, missili e munizioni per un valore di miliardi di dollari. Inoltre, Trump potrebbe anche sospendere il supporto indiretto, che include finanziamenti, addestramento delle truppe e condivisione di intelligence. Questa decisione, se confermata, segnerebbe una drastica riduzione del sostegno a Kiev, mettendo a rischio le sue capacità difensive. La situazione si è complicata ulteriormente con la fumata nera sulle terre rare.
Se il clima con gli Usa è teso, Kiev può contare ciecamente sull’Europa. Ieri Zelensky è volato a Londra, dove ha anticipato il suo incontro con il premier Keir Starmer. Davanti al numero 10 di Downing Street, Starmer ha accolto Zelensky con un abbraccio, un gesto simbolico che ha rappresentato un chiaro messaggio alla Casa Bianca riguardo alla posizione del Regno Unito. “Staremo a fianco dell’Ucraina per tutto il tempo che ci vorrà” ha dichiarato il leader UK, sottolineando l’impegno del suo Paese per una pace duratura basata sulla sovranità e sulla sicurezza. Zelensky ha espresso il suo apprezzamento per il supporto britannico, ringraziando anche per l’invito a incontrare re Carlo III domenica.
E domani a Londra si terrà un importante summit europeo convocato proprio da Starmer dove i leader discuteranno della sicurezza in Europa e delle modalità per raggiungere una fine pacifica del conflitto. Sarà presente anche il primo ministro italiano Giorgia Meloni che, come reso noto da Palazzo Chigi, ieri sera ha avuto una conversazione telefonica con Trump. La leader del governo si era espressa così dopo la rottura tra Trump e Zelesky: “Ogni divisione dell’Occidente ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra civiltà. Non del suo potere o della sua influenza, ma dei principi che l’hanno fondata, primo fra tutti la libertà. Una divisione non converrebbe a nessuno”.
Franco Lodige, 2 marzo 2025
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