Si nasce incendiari, si muore pompieri e si campa Di Battista, il prototipo dell’italiano, l’italiano vero che è tutto e il contrario di tutto, cioè niente, che meno ne sa e più ne sparacchia e così si inventa un modo di stare al mondo. Il Di Battista dell’anticasta, contro tutte le poltrone, spiritualmente guidato da Che Guevara (anche se il padre preferisce ispirazioni più sul ducesco), l’anima dura e pura della setta a 5 stelle, che intanto una fetta di potere se l’è ricava pure lui: tutti dentro, in Parlamento. Poi, dopo, ha fatto il beau gest di distaccarsene, ma mica tanto: l’inviato del “Fatto” dalle suggestioni jovanottiane, il poetico giramondo con famiglia a carico, è uno che non si è mai capito cosa abbia fatto nella vita e cosa faccia, e quando uno non si sa cosa combini, un tempo si sarebbe detto faccio cose, vedo gente, si finisce sempre per infilarlo nel calderone della comunicazione.
Antioccidentale nel comfort
È questa una curiosa nube, tipo grande reset, che mette dentro di tutto, dal presidente della Repubblica ai Ferragnez passando per calciatori, palettare, politicanti, organizzatori, intrallazzoni, Fabrizio Corona, modelle ucraine con due borracce così, apprendisti giornalisti, aspiranti a qualsiasi cosa, bidoni aspiratutto: basta che ci sia posto, come cantava Blasco, il Vate, e si comunica. Dibba, modestamente, è un comunicatore in quanto sta sempre in mezzo alle balle, più si definisce emarginato, outsider, bandito dai poteri forti e più tracima nei media dei poteri forti che lo bandirebbero: taca banda! E sempre ad alto tasso di fanfaronate, come quando assicurava, lui assicurava, lui sapeva, che “Putin non ha alcun interesse a fare una guerra, lo escludo nella maniera più categorica”. Col faccino da Guevara alla puttanesca. Due giorni dopo, lo Zar invadeva l’Ucraina. Dibba neanche una piega: antioccidentale inzuppato nell’occidentalismo comfort, analista critico da scuola media contro i feticci del consumismo con vita reale sui social, rieccolo in tutti i programmi del padronato mediatico a discettare di “missili supersonici”.
Pure docente di politica
Con le gaffe, il ragazzo ci fa marciare i treni ed è per questo che il suo curriculum di comunicatore, cioè un giorno m’imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana, è perfetto.
Voilà, eccocelo nei panni, nientemeno, di docente: fa un corso interattivo con cui, in sole tre ore, ti insegna come mettere il culo su uno scranno parlamentare. Mica pizza e fichi, come diceva l’avvocato Pedretti di Aldo Maccione. “Sarà un evento memorabile”, strillacchia l’organizzatore Marco Venturini, altro grilletto: tutto in famiglia, come sempre. E chi se lo perde, come diceva Paolone di 7 chili in 7 giorni. Al modico prezzo di 39 euro (ma solo per poche ore, poi il prezzo sale: affrettatevi donne, è arrivato il Di Battista), l’ospite fisso a “Di Martedì” e altri talk show ad alta densità di Fattoidi Quotidiani ti spiega come passare dall’antipotere al potere, dal seggiolino di un tram alla poltrona in pelle umana di un’auto blu, dalla panchina dei giardinetti alla panca di Montecitorio. Alberto Sordi scansate.
A proposito. Chi lo consiglia il prodigioso comunicatore? Forse il suo vecchio pard Scanzi, uno che sta alla – ugh! – informazione come Dibba sta alla politica? Dai risultati, dalla profondità di pensiero, dalla competenza omnibus, verrebbe da sospettarlo. Ma bando alle chiacchiere, qui si comunica.
Lezione numero uno: in televisione essere incazzati sì agitati no. Sembrano più consigli da telepentole, ma il Dibba è così, prendere o lasciare. Prendo! Come diceva Jerry Calà pianista in Vacanze di Natale. Beatrice Silenzi, che sulla comunicazione ha appena fatto un libro stringato e rigoroso, “La fabbrica della comunicazione”, storcerà il naso osservando che esiste la comunicazione buona e quella cattiva: ma Ale ha le ali ai piedi, lui è oltre, è già alla comunicazione dadaista (uno che discetta di “missili supersonici”; uno che si definisce “testimone oculare nel senso che ho letto”; uno che confonde Austerlitz con Auschwitz”, e tante altre imprese da riempire un ponte a Po, non fa ridere: fa scompisciare).
“Esperto” incompreso
Di cosa sia esperto Di Battista, nessuno l’ha mai capito; in compenso, tutti hanno capito di cosa non sappia niente: di tutto. E, siccome questa è l’epoca dei Maneskin al potere, degli Scanzi in vetrina, dei finti martiri cash in Ucraina (a fare propaganda filorussa), che il ragazzo, dopo una vita da: intrattenitore da villaggio turistico, grillino della prima ora, parlamentare anticasta, narratore esotico, turista della democrazia, reporter, influencer, giramondo, girapalle (le nostre), possa riciclarsi pure da esperto comunicatore, ci sta. Il prof. Di Battista, nessuna laurea, nessun master, ma tanta università della vita, della strada, del parachiapas, vi aspetta numerosi, non mancate: potrà capitare anche a voi, di avere un’idea per la testa, se poi vieni eletto è una festa, zum zum zum zum, zum, zum zum zum zum.
Max Del Papa, 22 aprile 2022