Che il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio stia affrontando un periodo di forte confusione non c’è dubbio. Dopo la scissione con il Movimento 5 Stelle e la marcia dei “dimaiani”, che con il nuovo partitino ad oggi probabilmente potrebbero contare solo sul voto delle loro famiglie, per l’ex pentastellato è tutta una rincorsa dietro al Premier. Non è certo un segreto o un crimine che le sue posizioni siano allineate a Mario Draghi ma, anzi, il pretesto – probabilmente – per mollare quel Movimento agonizzante che si trascina ormai da mesi senza una meta e la spinta a creare “Insieme per il futuro”, il nuovo soggetto formato da 60 parlamentari – che già vogliono cambiare il nome – anche se, al momento, non sembra avere davanti a sé un orizzonte costellato di successi. Ma Di Maio sembra agguerrito a ricucire rapporti, rompere schemi, rattoppare vecchi dissensi: insomma, il Ministro sembra davvero essere pronto a tutto per la smania di potere, anche rinnegare i propri principi rimettendo in gioco quelle decisioni prese per proteggere il paese.
Così è successo per la trattativa tra Turchia e Nato in occasione della decisione sull’annessione della Svezia e Finlandia. Punti critici le richieste che Erdogan aveva messo come veto sui paesi scandinavi: l’estradizione dai paesi del nord di coloro che vengono considerati terroristi e lo stop all’embargo di armi. Una scelta molto complessa, se si guarda la storia, ma che per gli stati europei e per l’Italia è sembrata una passeggiata.
Al centro dell’attenzione i curdi che, oggi, passano inosservati nella rincorsa all’allargamento spasmodico di una Nato che acciecata dall’odio per la Russia vuole sempre di più, ad ogni costo.
Era il 2019 infatti, quando in Lussemburgo avveniva il Consiglio degli Affari Esteri sulla Siria e la crisi curda dove si decideva lo stop alla vendita di armi alla Turchia dopo che le forze curde, appunto, erano state coinvolte nella lotta contro lo Stato islamico dal 2014, rendendosi indispensabili per l’offensiva della coalizione contro Daesh in Siria.
In quell’occasione un Di Maio tutto d’un pezzo rassicurava l’Italia affermando: “Un Consiglio molto importante in cui la posizione alla richiesta dell’Italia era un impegno di tutti gli stati europei a bloccare nel futuro l’export degli armamenti verso la Turchia perché non possiamo accettare quello che sta facendo la Turchia. Tutti gli stati condannano quello che sta facendo la Turchia e tutti gli stati membri si sono impegnati a bloccare gli export degli armamenti: questo vuol dire che nelle prossime ore anche l’Italia firmerà”.
È chiaro come, a livello europeo le forze curde siano state abbandonate da tutti gli ex alleati occidentali durante le operazioni militari turche nella regione del Kurdistan siriano, ma ancora più chiaro è, guardando a casa nostra, la vergognosa virata di Luigi Di Maio.
Proprio ieri ha infatti rilasciato una dichiarazione in appoggio della Turchia, in linea appunto con le direttive dell’ultimo Summit Nato a Madrid dove Erdogan, insieme agli omologhi finlandesi e svedesi confermano che non esistono più embarghi nazionali sulle armi.
“La Turchia è un paese chiave – dichiara Di Maio – Abbiamo molto apprezzato i tentativi di mediazione tra Russia e Ucraina e il vertice di Ankara sarà anche un importante passo per favorire il dialogo tra le parti e ritrovare la pace”.
Un uomo alla mercè di Draghi, spaesato dalla poca esperienza ma con la furbizia di destreggiarsi tra i giochi di potere: così appare il Ministro degli Esteri. E se il conflitto ucraino desta ogni giorno più preoccupazione, guardare nei nostri palazzi probabilmente è ancora meno rassicurante e per capirlo basta pensare alla nuova amicizia con Erdogan.
I missili, per ora, rimangono al fronte ma di cecchini è pieno l’Occidente: ognuno che apparecchia senza vergogna il proprio futuro.
Bianca Leonardi, 4 luglio 2022