Quanto al resto, sarà pure stato “franco” l’incontro fra i due ministri degli esteri, ma aver evocato da parte di Wang Yi, come sempre hanno fatto i peggiori dittatori, la dottrina della “non ingerenza” dopo i moniti italiani di circostanza sulla legge che sopprima a Hong Kong le libertà fondamentali, ha fatto capire di che pasta son fatti i comunisti cinesi: globalisti (un tempo si diceva internazionalisti) quando fa a loro comodo, nazionalisti quando si tratta di rispondere a precise richieste sui “diritti umani” violati . Al contrario dei vecchi comunisti russi, i cinesi per cultura non adottano mai una strategia aggressiva verso le aree a cui è rivolto il loro espansionismo. Della loro “gentilezza” e volontà di collaborazione gli europei non dovrebbero però fidarsi, almeno fino a quando rimane al potere il Partito comunista.
Corrado Ocone, 26 agosto 2020