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La corsa al voto

Di Maio rientra dalla finestra: grazie Calenda

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C’è un dettaglio cui forse il fine stratega Carlo Calenda non ha pensato. O forse sì. Se il suo obiettivo era quello di evitare che ex Cinque Stelle e “signori del No” entrassero di nuovo in parlamento, come la truppa di Luigi Di Maio, beh: la sua decisione di stracciare il patto con Enrico Letta ha un primo, immediato effetto. Quello di permettere a Giggino ‘a cartelletta di rientrare dalla finestra.

Può stappare champagne, il ministro degli Esteri. Non appena Calenda si è presentato dalla Annunziata per strappare il contratto stipulato tre giorni prima con il Pd, il leader di Impegno Civico avrà stappato champagne. Forse pure due bottiglie. Perché tra le clausole imposte da Azione ai dem c’era il divieto di candidare “personalità divisive” nei collegi uninominali, quello cioè dove avrebbero dovuto correre tutti insieme. Chi prende più voti vince, o la destra o la sinistra. Ovviamente si trattava di una norma scritta appositamente per impedire a Di Maio di correre in un collegio “blindato” incassando non solo i (pochi) voti della sua formazione, ma anche quelli dell’intera coalizione. Calenda non intendeva “regalare” il suo consenso a uno che fino a ieri si opponeva alle trivelle, ai rigassificatori e a tutto il resto. Quindi erano stati esclusi dall’accordo ex grillini ed ex di Forza Italia, tipo Carfagna e Gelmini.

Con l’addio alla grande coalizione, tutto decade. Dunque Di Maio e gli altri possono puntare ad ottenere la corsa in un collegio uninominale e, chissà, sperare anche nell’elezione quasi impossibile nei listini del proporzionale (Impegno Civico vede la soglia di sbarramento del 3% con lanterino). Lo stesso dicasi per i sodali dell’ex leader pentastellato, che altrimenti sarebbero quasi sicuramente rimasti a piedi a meno di 3 o 4 fortunelli. Ora i dimaiani festeggiano. E paradossalmente è tutto merito di Calenda.

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