La scorta togliamola a Roberto Saviano e diamola a Leo Ferragni, il figlio di Chiara e Fedez Ferragni. Per Saviano la scorta è da sempre soltanto una ruota che gli è utile perché il Solone dei giorni nostri senza averla perderebbe di “appeal”, ora che vive tra un attico di New York e lo studio di Fabio Fazio. Quella della scorta a Saviano è una battaglia che combatto da tempo, da anni, perché in un paese dove non esistono eroi ma solo martiri, Saviano è l’unico eroe che rimane martire in vita combattendo contro qualsiasi cosa tranne la propria onestà intellettuale.
I suoi libri non si vendono più, il suo primo Gomorra è stato dimostrato persino in Cassazione che è stato copiato. Non è certo un fantasma che cammina: ma un idolo, ormai per pochi, in pixel televisivi e interventi non più sociali ma social.
Il povero Leo Ferragni – come abbiamo già scritto su queste pagine – è vittima di genitori “social”: a loro andrebbe tolta la patria potestà perché il povero pargolo biondo è sempre utilizzato su Instagram come “attrazione” e coverizzato di sponsor pur di fare cassa violando tutte le leggi che tutelano i minori.
Quindi la scorta andrebbe data a lui, salviamolo. Leggendo il nostro articolo anche il Codacons, l’Associazione dei Consumatori Italiani, oggi ha denunciato in un comunicato stampa e alle autorità competenti “l’uso totalmente errato dei social network da parte di Chiara Ferragni come cattivo esempio per i giovani e l’uso del proprio figlio a scopo commerciale per promuovere marchi e prodotti, in totale violazione delle norme vigenti che tutelano i minori e la loro privacy”.
Ci fa piacere che persino L’Associazione dei Consumatori Italiani finalmente si sia mosso.
Nel frattempo – mentre attendiamo l’esito delle denunce dei consumatori italiani- difendiamo il piccolo Leo. Come quando eravamo piccoli difendevamo i koala iscrivendoci al WWF e come fanno adesso i ragazzi per la difesa dell’ambiente o le firstsciure per i cagnolini e le pellicce.
Chiediamo a colpi di status che al Piccolo Leo vada assegnata la scorta di Roberto Saviano.
Gian Paolo Serino, 5 dicembre 2019