Politica

“Diciamo no all’accisa sul diesel”. Ma la Schlein l’aveva proposto un anno fa

Il Pd si conferma tutto e il contrario di tutto: ora per attaccare la Meloni sconfessa la sua linea sui SAD

Governo al lavoro sulla manovra, ma le polemiche non si fanno attendere. L’opposizione punta al caos, su questo non avevamo dubbi, e quindi qualsivoglia dichiarazione o indiscrezione viene utilizzata per denigrare il lavoro della squadra di Giorgia Meloni. Nelle ultime ore si è parlato molto di accise, in particolare di quelle sul diesel. Intervenuto martedì in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, il ministro Giancarlo Giorgetti ha parlato di un aumento delle accise sul diesel (attualmente pari a circa 62 centesimi su un litro di carburante) e una riduzione di quelle sulla benzina (attualmente pari a circa 73 centesimi su un litro di carburante), confermando di fatto quanto emerso dopo la pubblicazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029. Il titolare del Tesoro ha parlato di “allineamento”, per la precisione di “una riduzione della benzina e un innalzamento del gasolio, cercando di evitare contraccolpi per le categorie che utilizzano il gasolio per scopi professionali”. Ed Elly Schlein ha colto subito la palla al balzo.

Dal suo arrivo al Nazareno il Pd non ha scalato i sondaggi, eppure la segretaria continua con la sua politica talebana anti-Meloni. Ieri l’ex vice di Stefano Bonaccini ha messo il piede sull’acceleratore, puntando il dito contro la “tassa Meloni”, citando il documento del piano di bilancio strutturale: “Utilizzare il riordino delle spese fiscali (ex expeditures) in determinati ambiti di tassazione, come l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina e/o politiche di riordino delle agevolazioni presenti in materia energetica, come leva strategica per conseguire simultaneamente gli obiettivi di incremento di efficienza del sistema fiscale italiano e sostegno al pieno raggiungimento della strategia di transizione energetica e ambientale a livello europeo e nazionale”. La filippica è sempre la solita: “Ce la ricordiamo Giorgia Meloni davanti al benzinaio. Spieghi ora questa tassa Meloni: ha scritto nero su bianco nel Psb, alla pagina 116: utilizzare il riordino delle spese fiscali come il riallineamento delle accise di diesel e benzina. Una tassa Meloni che costerà 70 euro a famiglia”. Il Pd è pronto a lottare contro l’imposta sulle accise, con la Schlein in prima linea.

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Ma attenzione, perchè Elly ha dimenticato qualcosa. E non parliamo di un dettaglio di poco conto. Sì, perchè la segretaria dem ha scordato di aver firmato degli emendamenti per ridurre i SAD, ossia i Sussidi ambientalmente dannosi. Questo non accadeva venti anni fa, ma a poco più di dodici mesi fa. Cosa c’entra? Beh, tra i SAD c’è proprio lo sconto delle accise sul diesel rispetto a quelle sulla benzina. Torniamo al maggio del 2023. Il Pd – precisamente con Elly Schlein, Chiara Braga, Simona Bonafè e Arturo Scotto – firmò due emendamenti al decreto assunzioni per trovare 2 miliardi di euro da destinare al rinnovo dei contratti pubblici e al reclutamento di nuovo personale. Come? Il taglio del 10 per cento dei SAD. Entrando nel dettaglio, prendendo in considerazione il catalogo del 2020, il peso di questi Sussidi è di 21 miliardi di euro. Parliamo di elementi del sistema fiscale che abbiano come effetto quello di incentivare condotte potenzialmente dannose per l’ambiente. Tra le voci più importanti troviamo proprio l’accisa sul diesel, di circa 11 centesimi inferiore a quella sulla benzina.

Come evidenziato dal Foglio, il Pd non sottolineò quali SAD ridurre, ma difficilmente avrebbe tenuto fuori il dossier gasolio. Da ipotizzare un taglio lineare? Peggio ancora, considerando che avrebbe comportato aumenti generalizzati. Ma non è tutto. Passiamo al novembre del 2023, alla contromanovra presentata da Schlein e dai suoi fidatissimi collaboratori. “Tutte le misure sono coperte”, esclamò Francesco Boccia, sempre in prima linea quando c’è da sostenere questo o quel leader. Ma non fu esattamente così. Nel testo presentato dai dem spuntò anche il taglio dei SAD. 200 emendamenti sugli oltre 1.000 presentati proposero di finanziare nuove misure attraverso la “rimodulazione” e “l’eliminazione” dei SAD tra cui, appunto, spicca proprio la rimodulazione delle accuse sul diesel. “Ci sono 41,8 miliardi di euro di SAD (sussidi ambientalmente dannosi) suddivisi in ben 76 voci – lamentava il PD nel suo documento – Mentre l’Europa va nella direzione completamente opposta, l’Italia continua ad agevolare le fonti fossili e le produzioni nocive all’ambiente”.

Ma ancora una volta non è tutto. Il Pd, infatti, in quel periodo sposò la causa di Ultima Generazione e le loro proposte per l’ambiente, a partire dal taglio di otto sussidi ambientalmente dannosi per un totale di quasi 5 miliardi di euro. Tra questi il diverso trattamento tra benzina e gasolio. Eppure la stessa Schlein criticò a più riprese il governo Meloni per non aver rinnovato il taglio temporaneo delle accise dopo il 2022. Insomma, un controsenso rispetto alla proposta di tagliare i SAD: mantenere il taglio dell’accisa sul gasolio sarebbe andato nella direzione opposta rispetto a eliminare la differenza con l’accisa sulla benzina.

In altri termini, la Schlein negli ultimi mesi ha detto tutto e il contrario di tutto. Un tempo a favore, ora contro. Ieri per il taglio, oggi no. Un’unica costante: dire l’opposto di ciò che sostiene il governo. Un gran bel modo di fare politica.

Franco Lodige, 10 ottobre 2024

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