La fobia progressista

Dietrofront Nyt: “Caduta di Draghi è democrazia”. E i giornali non dicono nulla?

Continua la campagna di criminalizzazione contro Giorgia Meloni. Questo volta, però, il New York Times cambia rotta sull’Italia

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Dopo pochissimi giorni, è arrivato un clamoroso dietrofront da parte del New York Times: la caduta del governo Draghi è “un trionfo della democrazia e non una minaccia”. No, non è un quotidiano della destra fascista, sporca ed analfabeta: si tratta di uno dei giornali più progressisti e mainstream a livello mondiale. L’autore del pezzo è Christopher Caldwell, che pone una lettura completamente opposta rispetto a quella data, qualche giorno fa, dal giornalista David Broder. Quest’ultimo parlò addirittura di “futuro tetro per l’Italia”, in caso di ascesa e vittoria del centrodestra alle elezioni del 25 settembre.

L’elmetto dei quotidiani italiani

Subito, il pezzo di Broder venne ripreso in pompa magna da tutti i quotidiani progressisti italiani. La Stampa e La Repubblica, che più di tutte hanno indossato l’elmetto anti-Meloni, hanno riportato immediatamente la notizia. Il messaggio è sempre il solito, del tipo: “Vedete, lo dice anche il Nyt. In Italia, c’è il pericolo Fascismo”. E giù di pezzi che cercano di collegare Giorgia Meloni a CasaPound, a Forza Nuova, a qualche nostalgico che parla di politica al bar, con quattro amici ed il Lambrusco.

Il pezzo di Antonio Bravetti, su La Stampa, pose anche una domanda metaforica: “Sarà lei il primo presidente di estrema destra dopo Mussolini?”. Insomma, per i radical chic, il legame è evidente, indiscutibile, irrimediabilmente indissolubile. Eppure, alcune domande sorgono quasi spontanee: Giorgia Meloni è fascista anche quando sostiene, a spada tratta, la causa ucraina, contro l’aggressione russa? Giorgia Meloni è fascista anche quando promuove un maggiore avvicinamento tra popolo e cariche istituzionali (vedasi la proposta di Fdi dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica)? O ancora, ultima ipotesi, Giorgia Meloni è fascista solo perché sostiene una politica migratoria selezionata, sullo stile britannico, e non segue quella indiscriminata delle porte aperte? La risposta la lasciamo al lettore.

Il doppiopesismo della sinistra

Tornando a noi, però, rimane sempre curiosa la malattia contagiosa, che accomuna tutti i quotidiani di centrosinistra: il doppiopesismo. Fino a pochi giorni fa, appunto, il pezzo di Broder veniva ripreso, tradotto e pubblicato in un’ottica anti-meloniana. Oggi, l’articolo di Caldwell passa in sordina: avete notato qualche testata di sinistra riportare il contenuto? La risposta è molto facile, ve la anticipiamo noi: no.

Caldwell parla come fosse un remake di Salvini, ai tempi del “Basta Euro”, o di Nigel Farage: “Draghi non è mai stato scelto da nessuno elettore. Lo hanno chiamato per risolvere una situazione di impasse nel 2021”. E sgancia la bomba: “L’Italia è intrappolata in una moneta europea che non può essere svalutata. Il governo Draghi rappresenta un esecutivo tecnico connesso a banchieri e establishment”.

Insomma, quello di Caldwell è un discorso infuocato, ma perfettamente condivisibile: SuperMario era stato chiamato per risolvere il pericolo pandemico e stanziare i fondi del Pnrr. Il fatto che una certa sinistra voglia “chiuderlo a chiave a Palazzo Chigi”, così come affermato da Carlo Calenda, non solo tradisce i patti iniziali, ma rappresenterebbe il fallimento della politica e della democrazia: nessuno sarebbe in grado di sostituire sua eccellenza Mario Draghi. Ed ecco che, forse, i veri autoritari sono quelli che vedono nell’ex Bce un leader maximo, piuttosto che preferire una candidata, Giorgia Meloni, pronta a sedere a Palazzo Chigi perché votata dagli italiani. Senza alcun gioco di palazzo, che si fa beffe del voto popolare.

Matteo Milanesi, 29 luglio 2022

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