Non posso accettare la parola «naufrago» riferita a persone che hanno scelto di pagare una cifra, per loro mostruosa, a una serie di organizzazioni criminali per un viaggio tutto basato sull’illegalità, assumendo coscientemente, nell’ultima tratta, quella marittima, il rischio di perdere la vita e proprio per questo pagare un supplemento, sapendo che a poche miglia dalla costa saranno abbandonati senza acqua e senza carburante.
Chiedo ai miei amici che riflettono sul mondo del digitale: anche lì ci sono parole di plastica? E ancora, ci saranno algoritmi di plastica, start up di plastica? Soprattutto costoro continueranno a pagare tasse di plastica? Come possiamo proteggere i nostri giovani da questo Pacific Trash Vortex che sta diventando sempre più vasto e profondo, rendendoci zombie acculturati?
Riccardo Ruggeri, 13 luglio 2019
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