di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
Che cosa sta per arrivare? La tempesta perfetta.
1. Crisi energetica causa sanzioni Russia e anni di politiche “per il climate change”.
2. Inflazione e rialzo dei tassi con conseguente crollo dei mercati finanziari già in corso.
3. Crisi finanziaria per il debito arrivato al 170% del Pil causa lockdown.
4. Depressione economica probabile, causa 1 e 2.
5. Scandali per i morti e disabili post vaccinazione che sono in costante aumento.
6. Sconfitta della Nato in Ucraina nonostante la valanga di aiuti, addestramento e armamenti a Volodymyr Zelensky.
È possibile quindi ipotizzare che Mario Draghi si voglia defilare in tempo. Questo è uno dei motivi della crisi. L’obiettivo di Draghi era il Quirinale, non avendolo raggiunto, non vede l’ora di abbandonare una esperienza di governo fallimentare. Senza fare molti discorsi forniamo alcuni dati eclatanti per illustrare alcuni di questi punti.
Traslando il costo di 6 dollari per Btu in termini di Mwh, il gas naturale ora in Usa costa sui 20 per megawatt/ora (Mwh), prima costava sui 10/Mwh. In Europa sul cosiddetto “mercato” Ttf costa ora sui 180, cioè 8 volte quello che costava un anno fa. Come si vede (linea bianca) fino all’anno scorso è sempre costato sui 15-25 euro /Mwh.
Come mai le aziende non si sono premunite tutte facendo contratti a lungo termine? Da non dimenticare: nel 2019 un megawattora di gas costava solo 7-8 euro, quindi non sembrava conveniente. Oggi il prezzo è 25 volte superiore al 2019, cioè da 7-8 euro per megawattora è esploso sul mercato (il Ttf di Rotterdam) dove si tratta il gas liquefatto inviato per nave, ad esempio, dagli Usa a 180 euro.
Il motivo è innanzitutto nelle politiche di boicottaggio dei combustibili fossili in atto da più di dieci anni, perché il rialzo è iniziato l’estate scorsa e la guerra in Ucraina è arrivata a febbraio 2022. Poi le sanzioni ovviamente alla Russia. E infine, dato che in realtà il prezzo del gas russo di Gazprom che Eni come intermediario compra è invariato rispetto ad un anno fa, la speculazione. Sì, perché se il prezzo dell’80 o 90% del gas che viene da Algeria, Qatar e Russia per gasdotto non è variato e quello all’’ingrosso è aumentato di 15 o 20 volte, c’è evidentemente anche speculazione. Draghi però è stato un grande fautore delle politiche per il climate change e delle sanzioni alla Russia. E sulla speculazione non ha ancora detto mezza parola. Difficile sostenere quindi che Draghi sia la soluzione per un disastro che ha contribuito più di altri (vedi l’insistenza per le sanzioni) a creare. Per quanto riguarda la speculazione, in Spagna e Francia, ad esempio, si sono prese misure di calmiere e si nazionalizza Edf che è loro Eni. In Italia niente.
Passiamo alla crisi in Ucraina, per la quale l’Italia di Draghi è in prima fila a chiedere sanzioni e a inviare armi. Qui sotto si veda l’armamento dell’esercito ucraino confrontato con quello italiano in carri armati e artiglieria. I dati non sono aggiornati alle spedizioni di armi recenti; quindi, parliamo della forza militare dell’Ucraina quando Vladimir Putin ha iniziato la sua operazione militare. L’Ucraina è il paese più povero d’Europa e il suo pil è meno di un quinto di quello italiano, ma aveva dieci volte più carri armati e artiglieria. Questo prima che arrivassero altri armamenti da tutta la Nato inclusa l’Italia.
È quindi falso che si trattasse di un Paese indifeso da aiutare a tutti i costi, anzi è il contrario esatto. Pur essendo molto povera, l’Ucraina, negli ultimi anni, aveva messo assieme grazie agli Usa l’esercito più potente d’Europa (a parte Russia e forse Uk).
“Senza Draghi lo spread però …”. Qui si vede l’impatto di Draghi sui Btp da quando è arrivato: hanno perso 25 punti, da 150 a 125 con le sue dimissioni hanno perso 3 punti, da 125 a 122.
Per quanto riguarda le finanze, la politica sanitaria imposta da Draghi in modo più stretto che in altri Paesi ha creato ulteriore deficit e le politiche di tassi zero e Qe per le quali Draghi è diventato famoso hanno posto le premesse del crollo finanziario in corso. Come si vede questo crollo è iniziato un anno fa. Dire che senza Draghi rischiamo lo spread non ha senso.
Ma torniamo al punto più grave, la crisi energetica, con conseguente inflazione fuori controllo. Le politiche della Ue sul climate change, che durano da anni, hanno posto la premessa per la crisi energetica e le sanzioni alla Russia l’hanno fatta esplodere.
Draghi è stato il responsabile di questa politica fallimentare che sta per portare l’Italia alla crisi finanziaria e alla depressione. Dalla pandemia alla carestia. Da questo punto di vista è comprensibile che voglia tirarsi fuori in tempo. Diamogli una spinta…